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lunedì 4 febbraio 2008

Il Pane nella Storia


Matvejevic: «Il pane come simbolo»
Matvejevic, quando sarà pronto il libro?
«Uscirà a settembre per Garzanti, ci ho lavorato dieci anni, con alcuni intervalli, perché nel frattempo si sono inseriti L'altra Venezia che ha ricevuto il primo premio Strega internazionale e Mondo ex il tempo del dopo sulla Russia di Putin, la Polonia, i Balcani».
Da dove comincia?
«Dal corpo umano e dal corpo del Cristo. Da una parte la sacralità del pane, dall'altra il suo aspetto sociale, da Spartacus alla Rivoluzione francese. In questo percorso ho trovato cose stranissime come un libro sul pane che mi ha molto impressionato dell'anarchico russo Kropotkin, un nobile che voleva convincere Lenin e Trotskijj del valore unificante del pane, ma non ci riuscì».
Un pane comunista?
«Il pane è anarco-comunista. Nella storia della civiltà è stato essenziale fino a quando non è arrivato il companatico. Per questo sono andato a guardare nelle grandi città europee, a Roma e a Parigi, ma anche a Palermo, a Trieste. E sempre nel mondo moderno si confrontano la gente povera che cerca il pane e quella ricca che ne ha abbastanza».
Ha trovato il primo pane?
«Secondo me sì, quello che nasce nella pietra sotto la cenere, una storia non sufficientemente documentata dai libri, ma credibile. Ma soprattutto credo di averlo trovato seguendo un filo personale della memoria quando andai ad Odessa sulle tracce di mio padre e di mio zio Vladimir finiti in un gulag perché mio padre gli aveva scritto di come aveva visto morire gli anarchici in Spagna per mano dei comunisti. Vi trovai lo scienziato Nikolai Vavilov, che con studi matematici aveva concluso che la prima spiga di grano era comparsa in un altopiano etiope. Ed è lui l'uomo che ha visto morire mio zio per un pezzo di pane».

1 commento:

Anonimo ha detto...

www.progettopane.org
Pane
"Tutta la dolcezza ai vermi"

"Il mio identikit politico è quello di un libertario, tollerante. Se poi anarchico l'hanno fatto diventare un termine orrendo... In realta' vuol dire solo che uno pensa di essere abbastanza civile da riuscire a governarsi per conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia, le stesse capacità" ( Fabrizio De André )