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lunedì 18 febbraio 2008

Alleanza con i Radicali: si decide della natura del Pd


Sono ore cruciali, queste; non solo per i Radicali Italiani, ma forse soprattutto per centinaia di migliaia di simpatizzanti del Partito democratico. Qui si tratta di comprendere l'intima natura del Pd e il senso della sua iniziativa politica. Che valore avranno per Walter Veltroni e i suoi il diritto, la libertà, la laicità, il vissuto delle persone? Non ci sono documenti che reggano: la vera "carta dei valori" verrà scritta entro lunedì e sarà data dall'alleanza (o meno) con la lista
E inoltre: come pretendere di "fare gli americani" e di ispirarsi a Barack Obama ("we can!") rifiutando l'intesa con coloro che da sempre lottano per la riforma anglosassone della politica italiana? Che credibilità può avere chi prospetta il bipartitismo e poi si arena nelle secche della più classica geometria politica (con paralogismi quali "per conquistare il centro occorre moderazione"; "per essere moderati è d'uopo farsi votare dai cattolici", ecc.)? Come se non esistesse una grossa fetta di ceto medio "moderata" e laica (composta da credenti e non).
Stia attento il gruppo dirigente del Pd: se l'alleanza con Di Pietro e il mancato accordo col Partito socialista hanno già deluso tanti, il sentimento che emergerà dall'esclusione dei Radicali potrebbe andare ben oltre l'amarezza. Non è (solo) di aritmetica che si parla ("quante divisioni militari ha il Papa?"), ma del Dna del nuovo contenitori e della sua credibilità agli occhi di non pochi italiani.

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"Il mio identikit politico è quello di un libertario, tollerante. Se poi anarchico l'hanno fatto diventare un termine orrendo... In realta' vuol dire solo che uno pensa di essere abbastanza civile da riuscire a governarsi per conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia, le stesse capacità" ( Fabrizio De André )