SITO ANARCOLIBERALE A CURA DI DOMENICO LETIZIA. Laboratorio per un Neo-Anarchismo Analitico che sia Liberoscambista, Volontarista, Possibilista e Panarchico con lo sguardo verso i valori del Liberalismo Classico, del Neo-mutualismo e dell'Agorismo. Un laboratorio che sperimenti forme di gestione solidali, di mercato dencentralizzato e di autogestione attraverso l'arma della non-violenza e lo sciopero fiscale, insomma: Disobbedienza Civile

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mercoledì 23 luglio 2008

Ripetutamente.....


Margherita 25.162.859 euro
AN 24.440.295 euro
DS 12.960.261 euro
Rif. Com. 12.612.643 euro
Lega Nord 9.605.470 euro
PDCI 4.393.542 euro
Verdi 2.474.750 euro
FI 329.341 euro
IDV 145.468 euro


Totale contributi statali versati nelle casse dei principali partiti italiani nel 2007: 92.124.629 euro. Soldi nostri, soldi guadagnati col sudore della fronte, dilapidati come ogni anno dalla oramai famigerata Casta.
E' questo il bilancio della “Partiti S.p.A.” stilato nei giorni scorsi da Milano Finanza, da cui emerge con chiarezza che se non fosse stato per le elezioni 2008, che garantiranno una nuova pioggia di danari ai nostri politicanti cialtroni, la Casta sarebbe ad un passo dal crack.
A fronte di entrate complessive per 147 milioni, il bilancio è di 40 milioni circa di perdite: roba da libri in tribunale, se non ci fossero i soliti contribuenti cui succhiare il sangue con una tassazione sempre più oppressiva. E non lasciatevi ingannare dalle cifre più contenute che compaiono nell'elenco: Forza Italia non è il partito più morigerato del paese, utilizza soltanto una diversa modalità di contabilizzazione dei rimborsi statali, appostando a conto economico l'intera cifra ricevuta nell'anno delle elezioni (anziché spalmarla su 5 anni come avviene per gli altri partiti).
La soluzione a conti così in rosso? Oltre a cartolarizzazioni e vendite immobiliari, saranno come sempre le nostre tasche a ripianare le perdite. E poi ci raccontano che l'evasione fiscale è un furto e che se pagassimo tutte le tasse il Parlamento potrebbe finalmente ridurre il peso del fisco...sono balle, le solite che ci raccontano da decenni.
Lo Stato non deve fare i conti a fine mese come ognuno di noi, calcolatrice alla mano, cercando di far collimare entrate ed uscite: può semplicemente derubarci, come fa da sempre e sempre farà...ovviamente per il “bene comune”.

info: libertari.org

martedì 22 luglio 2008

domenica 20 luglio 2008

Capire le differenze


Da tempo mi considero un libertario, un left-libertarian se vogliamo attenerci ad una classificazione americanizzata. Tutti su questo blog riconoscono le mie simpatie per l'anarchismo classico, per quello liberale, per la filosofia individualista, difendo il mercato, tratto del mondo libertario integralmente. La sfida più bella è trattare dell'anarco-capitalismo e qui lo si fa prendendone e analizzandone gli aspetti interessanti e criticando ciò che suscita perplessità. Discutere di anarco-capitalismo da parte di un libertarian, di un left-libertarian è ciò che di più costruttivo possa esistere, si analizza e si difende il libero mercato, il libero scambio e si cerca di dare uno spunto in più affinchè anche l'anarco-capitalismo non ceda alle lusinghe del mondo clericale e che non si ponga su posizioni (come accade) conservatori, xenofobe e intolleranti. Anche se la mia vicinanza al mondo agorista è palesemente evidente, il mio interesse per l'anarco-capitalismo lo è ancora di più. Una delle tematiche in Italia ove il dibbattito suscita tanto interesse è la classificazione stessa del termine libertarian che molti tendono a considerare un individuo che è semplicemente un liberale coerente, sono in disaccordo con questa differenzazione che non può ridursi semplicemente ad una questione di grado. La domanda è spontanea: Come distinguere un liberale da un libertario?
Giulio Giorello sembra non avere dubbi: liberali e libertari sono a pari titolo critici delle istituzioni, ma i primi mirano solo a riformarle, i secondi a dissolverle. Non sono d'accordo troppo semplice e riduttivo perchè non si riesce a cogliere una cultura che, pur assumendo all’inizio orizzonti di riferimento tutto sommato omogenei, a un certo punto si allonta radicalmente. E tra queste due prospettive bisogna alla fine scegliere, sapendo che sono incompatibili. È proprio dell’idea liberale (pienamente condivisa anche dalle ideologie libertarie) quella secondo la quale l’esercizio della libertà, se non si traduce in un danno oggettivo a carico di altri soggetti, va rigorosamente rispettato dallo Stato. I liberali sono accaniti nemici dello “Stato etico”: con questa espressione essi indicano quello Stato che attraverso la sua legislazione pretende di orientare coercitivamente la libertà dei cittadini e per ciò giunge a soffocarla. Lo Stato, secondo i liberali non è e non deve mai pretendere di diventare la “fonte” di alcun valore, né etico, né politico, né sociale insomma che lo Stato riduca al “minimo” le sue competenze e le sue prerogative e si limiti a garantire esclusivamente l’ordine pubblico. Tutto il resto deve, per i liberali, restare di competenza della società civile, che ha il diritto di organizzarsi senza alcun vincolo e senza alcuna pastoia burocratica.
Fin qui, tutti d’accordo: Viva la libertà. Ma dove nasce il problema? I liberali ritengono che lo Stato, che pure non può mai esserne fonte, abbia però il dovere di riconoscere i valori umani fondamentali, ecco pronunciato un concetto totalmente antilibertario. Per i libertari i valori o non esistono o comunque si equivalgono tutti (il che equivale a pensare che in realtà non esistano affatto). I liberali ritengono che gli stili di vita più aberranti debbano essere socialmente criticati e contrastati. Lo Stato liberale elogia il valore sociale del lavoro, favorisce l’istruzione superiore, non esige che i cittadini leggano i giornali, ma ne agevola la diffusione. Lo Stato liberale, insomma, quando percepisce certi valori come regressivi cerca di contrastarli adottando anche politiche repressive. Fare un esempio, specialmente in Italia, è semplice basti pensare a tutto il polverone etico e morale che si sta alzando con la questione della sessualità, dell'eutanasia, dei diritti civili (dalla vita delle coppie gay alle convivenze) e del libero uso di droghe ''leggere'' e ''pesanti''. Un libertario coerente che sostiene la neutralità delle politiche statali nei confronti di qualunque stile di vita non giustifica affatto queste forme di impegno pubblico. Ecco perché la distinzione tra liberali e libertari è di estremo rilievo: ancora non si è capito che l'ordine è figlio della libertà e non viceversa. Emma Bonino libertariamente ha ripetuto più volte che non vi è crimine laddove non vi è vittima.

venerdì 18 luglio 2008

giovedì 17 luglio 2008

La questione Israelo-Palestinese vista da un Libertarian


Un interessantissimo articolo di Riccardo La Conca

Come mai non c'è soluzione alla questione Israelo-Palestinese? Come mai,in un'epoca di globalizzazione ipertecnologica, una religione arcaica, reazionaria e misogena come l'Islam conosce un ritorno di fiamma? Sono due questioni apparentemente disgiunte, ma in realtà la risposta all'una contiene la risposta all'altra. La questione palestinese è palesemente un pretesto. Quali che siano i torti e le ragioni, sul piano del diritto internazionale, in realtà essa è manipolata e gonfiata a dismisura. Dopo tutte le annessioni, gli israeliani occupano un fazzoletto di terra di dimensioni irrisorie (20000 mq.) e di nessun valore economico; gli stati arabi, alcuni dei quali ricchissimi grazie al petrolio,(lasciando fuori gli islamici non arabi) occupano territori vastissimi, per milioni e milioni di kmq. (solo l'Arabia Saudita e l'Egitto si estendono rispettivamente per due milioni e mezzo e un milione di kmq).Inoltre viviamo in un'epoca di migrazioni planetarie in cui tutti gli abitanti dei paesi poveri tendono ad emigrare verso lidi migliori, la permanenza palestinese in quel fazzoletto di terra valga tutte le vite che le vengono sacrificate. E'difficile credere che i paesi arabi, non possano assorbire un pugno di profughi palestinesi, anche perchè potrebbero essere adeguatamente risarciti dagli israeliani e dagli stessi americani. I margini per un accordo dunque esistono e sono sempre esistiti. La verità è che gli americani hanno sempre sabotato l'accordo sottobanco perchè vogliono utilizzare la trappola palestinese per risolvere un loro problema interno: il problema degli ebrei. Così essi hanno aizzato sottobanco i rispettivi estremismi e alimentato sottobanco l'Islam, il fondamentalismo e il terrorismo islamico in modo da tenere costantemente Israele sotto pressione.

lunedì 14 luglio 2008

Per un circo senza animali


PRESENTATA ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DALL’ONOREVOLE ELISABETTA ZAMPARUTTI LA PROPOSTA DI LEGGE n. 1480 PROMOSSA DA ENPA PER UN CIRCO SENZA ANIMALI

L’onorevole Elisabetta Zamparutti (PD – Radicali) ha presentato oggi alla Camera dei Deputati la Proposta di Legge promossa da ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali) in favore di un nuovo circo senza più crisi di visitatori e libero dalla abominevole costrizione che tiene ancora oggi bloccati sotto il tendone oltre 10.000 animali in Italia.
“Ho accolto con favore il testo sottopostomi da ENPA – ha dichiarato l’On.le Zamparutti - innanzi tutto perchè propone un tema a me caro, quale quello di uno spettacolo circense libero da animali che si devono mostrare, spesso ridicolizzati, per un discutibile divertimento. Sottoporrò la proposta di Legge n. 1480 all’attenzione dei colleghi parlamentari, certa che l’argomento toccato sta a cuore a molti. Spero vivamente – ha concluso l’Onorevole Zamparutti – che con questa legislatura si possa finalmente porre fine ad uno spettacolo che, così come impostato, sta sommergendo di dannosissime critiche innanzi tutto lo stesso mondo del circo”.
La proposta di legge n. 1480 non propone l’immediata fuoriuscita degli animali dal circo, problema di difficilissima soluzione, ma bensì il perentorio ed inderogabile divieto di ogni ulteriore acquisizione, mentre la chiusura dell’attività riguarda, urgentemente, le criticatissime mostre del cucciolo, orrende esposizioni di cuccioli di cani, spesso di età inferiore ai tre mesi, continuamente sballottati dal tendone ambulante da una città all’altra. La figura di un Commissario straordinario è stata inoltre prevista, unitamente ad un aiuto economico, per gestire la fase di transizione che dovrà condurre alla totale eliminazione degli spettacoli con gli animali. La tutela del marchio circense unitamente al divieto immediato di coinvolgimento delle scuole, sono inoltre altri due punti cardini del testo promosso da ENPA.
“Ringraziamo vivamente l’Onorevole Zamparutti – ha dichiarato Giovanni Guadagna, responsabile Ufficio Cattività di ENPA – per l’entusiasmo con il quale ha accolto la proposta di ENPA. Speriamo vivamente che questa volta il mondo del circo reagisca in maniera meno rigida e la finisca di arroccarsi dietro anacronistiche posizioni che tendono solo a lasciare la cose così come stanno, ossia un circo ormai lontanissimo dagli afflussi di visitatori di soli pochi decenni addietro ed ancora basato sulla prigionia di migliaia di animali foraggiati dai contributi del Ministero per i Beni Culturali. Da parte di ENPA – ha concluso Guadagna – vi sarà tutto l’impegno a seguire l’iter della legge che già al Senato, con il Ddl 290, porta la firma del sen De Lillo”.
La vecchia legge sul circo risale al 1968 e non riguarda in alcun modo gli animali. In Italia ad oggi esistono un centinaio di imprese circensi, quasi tutte finanziate dallo Stato, che detengono non meno di 10.000 animali, tra cui ragni, scorpioni, coccodrilli, anaconde, tigri, elefanti ma anche cani e piccole scimmie ed addirittura pesci.ENPA ha recentemente pubblicato un dossier sul mondo del circo, disponibile sul sito http://www.enpa.it/ nelle pagine dell’Ufficio Cattività. Il dossier è ricco di informazioni su tecniche di addestramento e di detenzione negli zoo itineranti, sui finanziamenti pubblici e sul numero di animali ancora oggi detenuti.

domenica 13 luglio 2008

E' morto il grande Funari


Gianfranco Funari nuotava nella televisione come un pesce nell’acqua. Se Pippo Baudo ha rappresentato la profonda anima democristiana della tv, Bongiorno la berlusconiana, se Costanzo ha strizzato l’occhio alla sinistra romana e Tortora è diventato un emblema delle battaglie radicali, Funari è stato l’anchorman della protesta, di quella che oggi si chiama l’antipolitica, della critica al sistema dei partiti , venata di qualunquismo, all’origine dello spirito leghista (e Bossi ieri ha ammesso: «Ci ha aiutato a crescere»), costruendo, alla fine, una sorta di dipietrismo ante litteram.
Morto a Milano all'età di 76 anni. Nel 1987 viene cacciato dopo che aveva invitato Giorgio La Malfa in trasmissione, benché gli fosse stato ordinato di non farlo. All’inizio degli anni Novanta passa a Fininvest, litiga, fa causa e la vince, ma dura poco. Comincia una lunga stagione di trasmissioni in tv locali. Nel 1997 annuncia la candidatura a sindaco di Milano, va ad Hammamet per parlarne con Bettino Craxi che lo dissuade.
Funari per me era un grande, non solo mi divertivo a guardare le sue trasmissioni ma mi affascinava perchè non si faceva fottere dalle balle dei politici se li mangiava in un sol boccone. Lui la vita l'aveva capita, speriamo di imparare qualcosa da lui noi ragazzi e non solo ascoltando l'appello al non fumo, ma la passione per la politica senza cadere vittima dei partiti. Stesso Funari nonostante votava Rifondazione parlò di Bertinotti come di un sindacalista rimasto un pò indietro.
Ciao Gianfranco.

venerdì 11 luglio 2008

Amo Grillo specialmente da libertario


Tra un pò assisteremo al V-day 3. Grillo è oggi un fenomeno nazionale questo è un dato di fatto sia che si condivida la sua politica o no, è definito il re dell'antipolitica, viene criticato ovunque da destra da sinistra da centro, tutti hanno qualcosa da dire: è un comico non deve far politica è un populista, è un mascalzone, ecc... Ma perchè tutti ne parlano? Perchè tutti ne hanno paura...Tutti chi? I politici ovviamente e la classe politca, quella classe che quando si riunisce in parlamento quello è il momento che la nostra libertà è in pericolo. Grillo lo adoro, lo considero un libertario antistatalista convinto, sta diffondendo una cultura al disprezzo delle gerarchie e dei partiti mai vista, neppure anni di movimento libertario erano riusciti a far tanto e che si tratta di un fenomeno del libertarismo sociale basti osservare la percentuale di voti che prendono le liste vicine a grillo cioè quasi niente, ecco la differenza: Grillo diffonde una cultura dell'individuo e della libertà dalla casta politica di qualsiasi colore essa sia ed è ovvio che poi stesso lui o chi gli è vicino non può pretendere di vincere delle elezioni perchè è proprio quello il sistema che combatte,il sistema della democrazia elettiva cioè della monarchia e dei propri sudditi, ma Grillo lo sa bene, lo sa come la mia gioia nel firmare un referendum che liberi il giornalismo per produrre vera informazione in un vero mercato. Ritengo che Grillo vada appoggiato nelle sue iniziative e non dobbiamo scandalizzarci se critica il Presidete, il Parlamento, il Vaticano ecc.. sono istituzioni e noi libertari combattimo le isituzioni quindi lo abbiam sempre fatto!

mercoledì 9 luglio 2008

Bob Barr può volare e farci volare


Vola il candidato libertario alle prossime elezioni statunitensi Bob Barr: secondo il più recente sondaggio dell'istituto Zogby, Barr otterrebbe il 6% dei voti, e rischierebbe di portare il Libertarian Party a vette mai pensate prima, considerando che il punto più alto mai raggiunto da quello che è uno dei più longevi “third parties” d’America è l’1,1% racimolato da Ed Clark e David Koch nel 1980.
Sembra sempre più forte insomma, fra gli statunitensi, l'avversione alle politiche dell'amministrazione Bush: dalla guerra al Patrioct Act, c'è voglia di meno Stato e di più libertà. Il “Bob” in questione è un sessantenne dell’Iowa, baffetti alla D’Alema e capelli candidi. Il candidato del semisconosciuto “Libertarian party“. Semisconosciuto in Europa, perché in Usa, nell’ultimo sondaggio condotto alla fine di giugno da Zogby, Mr Barr è dato al 6 per cento nelle preferenze degli americani. Lungi dal poter aspirare a una vittoria a novembre, certo (ha raccolto appena 300mila dollari dai suoi sostenitori), ma abbastanza da rompere le scatole ai due protagonisti, quelli che si prendono tutti i giorni le copertine, Barack Obama e John Mc Cain. Soprattutto il secondo deve temere un possibile exploit dell’outsider Bob: nel 2000 al democratico Al Gore furono fatali i 90mila voti raccolti dal verde Ralph Nader in Florida (ironia della sorte, il campione mondiale degli ambientalisti sconfitto per colpa dei verdi). E otto anni prima, la candidatura indipendente del miliardario Ross Perot tolse voti a Bush senior per la gioia di Bill Clinton. Ora, sempre secondo questo sondaggio, Barr potrebbe togliere al reduce del Vietnam (già in svantaggio rispetto a Obama, con un 38 per cento rispetto al 44 dell’afroamericano) un 7 per cento dei voti. Ma chi è questo Barr che attacca il bipartitismo come un Casini d’oltreoceano? E chi lo sostiene? Nato il 5 novembre 1948 in Iowa City, Iowa, suo padre era un militare dell’accademia di West Point. Ha vissuto in Malesia, Panama e Iran. Il suo curriculum politico oscilla tra posizioni considerate di estrema destra e di estrema sinistra: da studente era democratipco e si oppose alla guerra in Vietnam. Poi lo spostamento verso i repubblicani, però sempre con le correnti più libertarie, contro la presenza dello Stato nell’economia. Dopo la laurea in California, lavorò come impiegato per la Cia dal 71 al 78. Poi studiò legge e trovò un posto come procuratore in Georgia. Si distinse nella “War on drugs” e per le posizioni antiabortiste che lo fecero attaccare duramente da quello che adesso è il suo partito. Ma solo da due anni. In politica approda infatti coi repubblicani: è eletto deputato in Georgia dal 1995 al 2003 e nei suoi anni al congresso si mette in mostra come uno dei più accaniti persecutori di Bill Clinton nel caso Lewinsky. Barr è stato nel consiglio di amministrazione della Nra (la lobby delle armi) dal 2001 al 2007. In polemica con Bush, passò al Partito Libertario nel 2006. Ora ne è il candidato dopo le primarie del 25 maggio e rischia di portarlo a vette mai pensate prima, considerando che il punto più alto mai raggiunto da quello che è uno dei più longevi “third parties” d’America è l’1,1percento racimolato da Ed Clark e David Koch nel 1980. I suoi elettori non sono classificabili in modo semplicistico come “destra” o “sinistra”: il loro motto è “Chi baratta la libertà con la sicurezza non si merita nessuna delle due”.
Non interventismo in politica estera. Massima libertà di commercio e di migrazione, forti libertà civili (anche sulle droghe e sull’aborto), privatizzazione del welfare e della sanità, dominio dell’individuo sullo Stato, taglio radicale delle tasse. A Bush criticano il “Patriot Act“(”Nessuno dovrebbe spiare i cittadini americani senza una buona ragione”), le limitazioni delle libertà civili, la “guerra al terrorismo”, l’invasione dell’Iraq. I democratici sono accusati di Statalismo, spesa pubblica e limitazioni alla libertà di portare armi. Mc Cain è un guerrafondaio incoerente spendaccione di soldi pubblici. Neppure lo stesso Barr però è un mostro di coerenza: da deputato votò per il “Patriot Act” (”Ma per porvi dei limiti”, dice), per la guerra in Iraq (”Ma bisogna porre fine all’occupazione”), contro l’utilizzo medico della marijuana. Per questo è più popolare tra i conservatori. I suoi sostenitori sono pazzi di lui e danno del “socialista” a Mc Cain (il che non deve fargli affatto piacere, vista la sua reputazione di guerriero anticomunista). Lanciano messaggi come “Non scegliere il minore tra due mali”, “Grandi partiti = Corruzione”, “Meno Stato, più federalismo”. E, sfruttando la robusta dose di antipolitica in crescita tra i repubblicani delusi, potrebbero davvero fare un grosso favore al vero spauracchio della destra americana più intransigente: Obama alla Casa Bianca.

Info: http://www.movimentolibertario.it/home.php

martedì 8 luglio 2008

La sinistra non capisce niente di lavoro


Leggendo un articolo di Sergio Bologna mi rendo conto di quanto siano vere le parole di Bologna sul fallimento della sinistra sulla tematica del lavoro. La sinistra che fa un gran parlare di new economy e di Internet dimostra solo un totale disprezzo per le nuove forme del lavoro autonomo, che tende a vedere come forme mascherate di lavoro dipendente. La sudditanza verso il monopolio accademico del sapere impedisce alla sinistra di far propria l’insofferenza del lavoro autonomo. Il fatto è che la cultura del lavoro presente nella sinistra vede solo tre tipi di lavoro: quello degli alti burocrati di Stato, quello dei dipendenti pubblici, e il lavoro operaio; nient’altro. Bologna ricorda di come la sinistra parli tanto di di new economy e Internet, di new economy e finanza, di new economy e logistica, dimenticando però che se c’è una cosa importante nella new economy è il lavoro, un nuovo modo di lavorare che svolge un ruolo più importante della finanza, di Internet, della logistica, perché ne è il presupposto. Se in un’epoca storica di grandi cambiamenti la sinistra non è capace di riconoscere le novità insite nel fattore lavoro, nella disposizione soggettiva e nella condizione oggettiva del lavoro, può parlare di tecnologie finché vuole, ma stenta a giustificare la sua ragion d’essere. Che ci sta a fare una sinistra? Anzi, a questo punto posso anche domandarmi quale sia la giustifacazione dell'esistenza della sinistra ancora oggi? La comparsa di internet ha cambiato completamnte il mondo del lavoro, una nuova disposizione soggettiva del lavoro invece di lavorare insieme ad altri in una fabbrica, in una situazione di collettività, come è sempre stato negli ultimi duecento anni, se ne sta solo di fronte a uno schermo; queste mi sembrano nuove forme di lavoro che presuppongono un homo novus, una nuova progenie, a sua volta condizione, non solo effetto, di una tecnologia e, anche, di un nuovo tipo di prodotti o di servizi. Oggi il nuovo operaio che sta al computer ha le caratteristiche antropologiche, economiche, sociali, del lavoratore autonomo. Uno studio dell’International Labour Organization dà per scontato che negli anni a venire la maggioranza del lavoro sarà autonomo, così come nei decenni precedenti era stato dipendente. Noi studenti come il mondo del lavoro autonomo detestiamo l’organizzazione dei privilegi universitari Perché all’operaio non gliene frega niente dello statuto dei saperi? Perché il mercato della conoscenza non è una cosa vitale per l’operaio. Attenzione, il mercato della conoscenza non la conoscenza. Ma per chi ci lavora, il fatto che questo mercato sia in regime di monopolio, che ci sia una condizione di protezione, un sistema di ordini protetti, di mercati protetti, di caste protette e così via, diventa intollerabile. E’ la percezione dell’ingiustizia sociale, di ottocentesca memoria.Pensiamo a un artigiano che fa un mestiere dove ha bisogno di una gran quantità di conoscenze, tecnico-scientifiche, manuali, relazionali, che lavora diciotto ore al giorno e fa fatica a pagare le spese del suo laboratorio e delle attrezzature, spesso sofisticate, che sono i suoi utensili. Questo è il nuovo terreno di percezione dell’ingiustizia sociale, non più quello del povero che ce l’ha su col ricco. Tutto questo accompagnato al nuovo fenomeno Grillo ci fa pensare ad un nuovo terreno di scontro ovviamente ''non violento'' cioè quello della meritocrazia e quello dello statalismo, in poche parole meno stato, più libertà, più meritocrazia. Tutto questo con il ''marxismo'' non c'entra niente con il mondo libertario e con il federalismo (ovviamente non di matrice leghista) si. Come leggevo in un ariticolo di Larry Gambone che poneva l'anarchismo a confronto con il post-modernismo essere marxisti oggi significa impegnarsi in uno scolasticismo futile simile a quello del tardo Medioevo. Certi atteggiamenti della sinistra di profondo disprezzo per queste categorie non faranno altro che falla fallire.

lunedì 7 luglio 2008

L’Associazione Coscioni lancia ‘Ricercopoli’



"Ricercopoli”, così si chiama l’inchiesta partecipativa lanciata dall’Associazione Luca Coscioni tramite il suo mensile Agenda Coscioni ed il sito internet della stessa associazione. Obiettivo è quello di coinvolgere i cittadini in una “grande inchiesta partecipativa” sul mondo della ricerca in Italia. “Un’inchiesta partecipativa nell’Italia della ricerca truffata e dell’università saccheggiata”, si legge sulla prima pagina del mensile che sarà in edicola in alcune città e distribuito via posta in tutta Italia, come pure nelle caselle di deputati e senatori della Repubblica.

“Parlare di ‘scandalo’ sarebbe sbagliato. Perché riduttivo”. Per questo, nel dossier curato da militanti dell’Associazione, parlamentari iscritti, docenti e ricercatori, si parte dalla denuncia di alcuni singoli episodi di mala-ricerca per proporre poi criteri generali di riforma del sistema: dal meccanismo di assegnazione dei fondi pubblici alle procedure di reclutamento nelle università. Agenda Coscioni approfondisce in particolare il caso della ‘Commissione cellule staminali 2001’, nata per volontà dell’allora ex ministro della Sanità Girolamo Sirchia, i cui fondi sono stati co-gestiti con l’Istituto Superiore di Sanità guidato da Geraci: in esclusiva il mensile dell’Associazione dimostra, in un articolo dal titolo “Come l’ISS ti gonfia i dati”, come dati alla mano l’ISS avrebbe tentato di ingigantire i risultati scientifici conseguiti con i finanziamenti della suddetta Commissione.
Già da questo numero sono presenti contributi di bloggers, docenti universitari e studenti che hanno dato il via all’inchiesta partecipativa. Chiediamo ora anche a te di darci una mano, studiando informazioni disponibili su internet, portando alla luce casi di mala-ricerca che accadono nella tua università, nel tuo centro di ricerca o dei quali sei venuto a conoscenza.
www.lucacoscioni.it
Contatto: lettere@agendacoscioni.it

venerdì 4 luglio 2008

Brava LAV, fermiamo questo inferno


Un ottimo lavoro sta svolgendo in questi mesi la Lav contro la mostruosità della caccia alla foca (osservare come si svolge la caccia alle foche è una delle cose più strazianti da vedere).
Questo è il loro sito: http://www.infolav.org/
Insieme alle maggiori organizzazioni animaliste del mondo, anche la LAV ha manifestato il 1° luglio a Bruxelles per sostenere e sollecitare la Commissione a predisporre l’annunciata proposta di bando definitivo al commercio di pelli e altri prodotti derivati di foca. Su un maxischermo accanto al palco, mentre alcuni membri delle associazioni organizzatrici spiegavano come viene praticata la caccia alla foca, sono state proiettate immagini che documentavano come vengono uccisi i mammiferi. Tra i manifestanti, decine di cartelli che recitavano slogan come 'Pelliccia=tortura' e 'Fermiamo la strage', attivisti vestiti con costumi da foca nonostante il caldo, mentre altri indossavano magliette con la scritta: 'Le pellicce sono indossate da bellissimi animali e da orribile esseri umani'.
In Europa, Belgio e Olanda hanno gia' vietato l'importazione di prodotti derivati dalle foche, che giungono principalmente dal Canada e dalla Groenlandia. In Italia, la commissione Ambiente e territorio del Senato sta per esaminare un disegno di legge per proibire questo tipo di commercio. Durante la scorsa legislatura la commissione aveva gia' approvato il testo, ma la caduta del governo aveva bloccato l'esame alla Camera. 'I tentativi fatti in passato per abolire i metodi di caccia piu' cruenti, come le trappole a tagliola - ha commentato Roberto Bennati, Vicepresidente LAV, a Bruxelles con un gruppo di attivisti dell'associazione - sono falliti perche' Paesi come il Canada, dove la caccia e' praticata sistematicamente, non hanno ratificato gli accordi stipulati in precedenza con l'Ue. L'unica strada, quindi, e' boicottare il commercio per scoraggiare la caccia''.

giovedì 3 luglio 2008

Nasce la destra libertaria.....Che schifo!


Di pochi giorni fà è la notizia che all'interno del Pdl è nata una corrente politica detta Destra Libertaria. La curiosità mi ha spinto subito a vedere di che si trattasse e dopo pochi sguardi al loro sito internet immediata è stata la mia reazione: Che schifo! Non so in questo progetto politico cosa ci sia di libertario quello che so è che si tratta di un neo-movimento un pochino ( un bel pò) neo-fascita. Leggendo nel loro sito noto anche questa citazione che già da se fa riflettere e dice tutto: ''Essere di Destra significa, in primo luogo, riconoscere il carattere sovvertitore dei movimenti scaturiti dalla rivoluzione francese, siano essi il liberalismo o il socialismo '' e a dimostrazione di quanto siano libertari dichiarono: ''Essere di Destra significa concepire lo Stato come una totalità organica dove i valori politici predominano sulle strutture economiche''. A confermare che è un progetto politico demenziale basti pensare che tra i fondatori c'è la Mussolini ( colei che ha dichiarato meglio essere fascisti che froci), resomi conto che è una sorta di rinascita di un movimento conservatore demenzialmente post-fascista, la mia curiosità sta nell'osservare come vari movimenti politici competano, oggi, nell'attribuirsi il termine libertario. Capito che questo movimento è una farsa come del resto tutto il Pdl, mi domando, quando nascerà un movimento della ''Sinistra'' Libertaria che si occupi libertariamente di tematiche economiche (come fa abbastanza bene il MIL con il libertario Leonardo Facco) e contemporanemante di diritti civili, di libertà sessuali (come fa benissimo Fabrizio Caruso e i liberari, me compreso, di Sexpol), di antiproibiziosmo, di antimilitarismo, di ecologismo, di antitotalitarismo (compreso il totalitarismo statale), e di ricerca scientifica come bene fa l'universo dei Radicali e settori del Movimento Anarchico e Antifascista? Molti di voi mi diranno che sinistra e libertaria sono termini all'opposto vista la prevalente cultura statalista e assistenzialista della nostra sinistra e non solo, ma il termine sinistra in questo caso dovrebbe indicare progressismo e progressista inteso come movimento situazionista e con lo sguardo al futuro, insomma a voi amici liberari: A quando la creazione di questa ''Sinistra'' Libertaria?

A segiuto del mio articolo (sopra) oggi sabato 5 luglio mi è giunta una risposta da un membro di destra libertaria e da libertario sono lieto di pubblicarla anche se rimango amareggiato dal termine ''libertario'' usato in questo progetto politico.
Dimenticavo, la cosa più importante, sono contento che anche settori della destra ''pura'' prendano distanza da ciò che è stata una delle dittature più feroci del secolo scorso, quella del fascismo che insieme al comunismo al nazismo e al franchismo (e anche altro) hanno rappresentato la morte di milioni di persone e la fine delle democrazie.

La risposta:
Carissimo Domenico Letizia
un grazie per darmi la possibilita' e l'opportunita' di darle alcune nozioni che forse le sono sfuggite.
il movimento Destra Libertaria e' nato in giugno a Milano ed il segretario nazionale e' Luciano Buonocore. Io sono tra i fondatori e dirigenti e ho letto nel suo articolo delle inesattezze.

Capisco che lei abbia una visione totalmente diversa della politica dalla mia ed e' una cosa anche normale ma le cose che lei scrive non sono esatte.
L'onorevole Alessandra Mussolini non fa parte ne di destra Libertaria ne ne e' fondatrice ha solo partecipato alla conferenza stampa di mercoledi 3 luglio presso la camera dei deputati ed e' stata solo una relatrice del governo come l'onorevole portavoce di forza italia capogruppo delegazione al parlamento europeo visto che il nostro movimento probabilmente entrera' a far parte del pdl nei prossimi mesi
non siamo assolutamente neo fascisti ma siamo sicuramente di destra e nei nostri fondatore abbiamo anche un rumeno regolare che lavora e crede nelle nostre idee tanto per farle un esempio abbiamo ufficialmente rinnegato qualsiasi totaliratismo e qualsiasi cosa nera.
detto questo se vuole informazioni piu' dettagliate le lascio il mio numero e saro' molto felice di dargliele.
FABRIZIO FROSIO
DESTRA LIBERTARIA

UE a casa


Nonostante Gordon Brown se ne freghi del no irlandese e dei sudditi di Sua Maestà, nonostante Frattini e Berlusconi facciano finta di nulla, il presidente polacco Lech Kaczynski conferma che non ratificherà il Trattato di Lisbona, la «Costituzione leggera» dell’Ue («La questione del Trattato è senza scopo dopo la bocciatura irlandese »). Anche se il Parlamento polacco ha già dato il suo via libera, questo è un ostacolo in più sulla strada di Sarkozy perché gli irlandesi hanno detto no con il loro referendum, i Cechi si apprestano forse a fare lo stesso, altri ancora non si sa. Intanto fiammeggiano i prezzi dei carburanti e dei prodotti alimentari, milioni di immigrati dal Sud del mondo attendono di conoscere la loro sorte, giganti cinesi ed arabi premono alle porte della finanza europea, alcune grandi banche sono in affanno. Chissà che il parere dei cittadini venga rispettato. Chissà che la si finisca di magnificare un Unione che sa solo di superstato.

mercoledì 2 luglio 2008

Fermiamo la ''schedatura'' dei bambini Rom

La questione dei Rom e dei migranti in Italia sta assumendo da molto tempo carattere estremamente razzista. Noi Libertari e simili ci facciamo sentire lanciando questa petizone:

Prendere le impronte digitali di un gruppo etnico, all'interno della popolazione nazionale e di origine comunitaria che si trova in uno Stato membro è una proposta razzista, illiberale e illegale.
Fermiamo Maroni che vuole l'identificazione con la registrazione delle impronte digitali di tutti i Rom che si trovano nel Paese, compresi i bambini.
Facciamo attenzione alle parole di Maroni che dice:«Non si tratta di schedare nessuno, si tratta di fare un censimento».
Chiediamo di fermare questa proposta anticostituzionale.

Ass. Antiproibizionista-Libertaria
Domenico Letizia (Movimento Libertario Sexpol)



Pubblico anche una dichiarazione di un antropologo, tra i firmatari della petizione:
di Riccardo Ciavolella
APPELLO
La situazione attuale impone oggi a noi, antropologhe e antropologi italiani, una presa di posizione di fronte alla diffusione di una cultura razzista che sembra farsi egemonica nella società e nella politica del nostro paese, come altrove in Europa e nel mondo. I fenomeni recenti di persecuzione razziale, sottoforma di attacchi squadristi o di pogrom nei confronti di popolazioni immigrate, rom e sinti, non costituiscono una semplice espressione di malessere sociale. Dal momento che i media e la maggior parte degli esponenti politici di qualsiasi schieramento vi trovano giustificazioni e conferiscono loro legittimità politica e morale, questi fenomeni apparentemente “popolari” di intolleranza e discriminazione rappresentano piuttosto il sintomo di una cultura razzista condivisa nella società, nella cultura e nella politica che si sta diffondendo e si sta alimentando sotto l’impulso stesso dei canali di informazione e delle istituzioni.
L’ultimo decreto legge in materia di sicurezza e immigrazione costituisce la concretizzazione legale di questa cultura razzista.
Non si tratta semplicemente di contestare la validità costituzionale di alcune nuove formule giuridiche, come l’invenzione del “reato di clandestinità”, o della violazione con tale decreto di trattati internazionali per la difesa dei diritti umani dei migranti, dei lavoratori, dei richiedenti asilo o degli esseri umani tout court. Si tratta di una contestazione ben più profonda della nuova logica politica e morale “emergenziale” che legittima il ricorso allo “stato d’eccezione” sospendendo i diritti dello “straniero”. Quanto drammatica sia l'involuzione attuale è mostrato proprio dai significati che ha assunto oggi la categoria di “straniero”.
Il sistema giuridico e politico per la definizione del diritto di presenza sul territorio nazionale ha sempre mostrato dei limiti tangibili di fronte alla necessità di rispettare i diritti delle persone. Tuttavia, prima dell’involuzione attuale, i confini giuridici erano relativamente chiari, essendo determinati dalla definizione dei diritti di cittadinanza e del diritto di residenza. Oggi, invece, le nuove scelte politiche si fondano su un’indeterminatezza profonda nella definizione di “straniero”, dove è un generico “diverso” e “altro” ad essere preso di mira, un’indeterminatezza che lascia campo libero ad idee flessibili di “alterità”. A causa dell'indeterminatezza del principio di "pericolosità" dello straniero, è semplice giustificare ogni arbitrio, ogni persecuzione "legale" degli individui, ogni tipo di stigmatizzazione della marginalità sociale: come succede già negli sgomberi dei "campi nomadi", la loro "indigenza" costituisce già una ragione valida per considerarli dei potenziali criminali pericolosi.
Nel discorso pubblico e nelle scelte politiche sembrano sempre più sfumare le frontiere tra l’idea di “criminale” e di “immigrato irregolare”, ma anche tra questo e la categoria generica di “immigrato” e così di seguito fino al paradosso dei cittadini italiani che per origine, lingua, color di pelle o religione vengono comunque socialmente identificati come “stranieri”, “alieni”, "alloctoni”, “criminali potenziali”. La discriminazione tende ad accanirsi su gruppi che sono privi di potere economico, politico, mass-mediatico. La stigmatizzazione colpisce chi e'
privo di armi per affermarsi e raccontarsi nel circuito di chi perpetua la violenza.
In parte, dunque, la forma classica di discriminazione basata sulla “razza” o sulla “differenza culturale” viene così perpetuata in una società che si dichiarava vittoriosa sugli spettri dell’ ‘800 e del ‘900, al punto che il decreto prevede il ricorso a ciò che c’è di più “biologicamente” profondo, il DNA, per definire la “vera” identità delle persone.
La questione rom peraltro dimostra perfettamente l’indeterminatezza e discriminazione su cui si basano le politiche di cittadinanza ed accoglienza attuali. Infatti, i cosiddetti “nomadi” sono associati agli “immigrati” come vittime dei provvedimenti discriminatori quando per loro, in quanto nostri “concittadini” europei, dovrebbero vigere i trattati di cittadinanza dell’Unione Europea. È il progetto intero di un'Europa plurale aperta al mondo che qui muore e con esso la promessa della fine delle frontiere. Non esistono forse più i confini tra gli stati, ma delle nuove frontiere interne ai nostri paesi si sono diffuse per separare ovunque e in forma indeterminata il “noi” dallo “straniero” e dal “diverso”, fino ad una stigmatizzazione assurda della povertà e della marginalità sociale.
In questa indeterminatezza trovano facilmente spazio gli immaginari stregoneschi di un’orda di “mostri” pronta ad invaderci e a ferirci nella nostra “identità culturale” e nella nostra “sicurezza” e che giustificano ogni paura e ogni azione discriminatoria da parte del sindaco, del prefetto, del ministro o del cittadino comune di turno in difesa del proprio recinto, della propria città, della propria “Padania” o della propria “Nazione”. Quegli immaginari stregoneschi riescono bene a dissimulare le vere ragioni sociali che stanno alla base del nostro malessere e che non fanno altro che porre il debole contro il più debole, il povero contro il più povero.
Noi, gruppo di antropologhe e antropologii italiani, in nome di quella tradizione di ricerca che ci ha permesso di decostruire e rinnegare tutte le forme di razzismo, denunciamo lo scandalo di una nuova cultura egemonica che non tollera la diversità, che legittima la discriminazione e che stigmatizza la marginalità sociale invece di cercare di porvi rimedio riconoscendo le proprie responsabilità politiche e morali.

martedì 1 luglio 2008

E voi con chi state?


«Una costituzione non è l’atto di un governo, ma l’atto di un popolo che crea un governo: un governo senza costituzione è un potere senza diritto…»
Lasciando da sola la politica, intesa come rappresentanza elettiva, essa non ha altra giustificazione che l' autoreferenzialità. Ogni cosa le è permessa ed è inutile lamentarsi. Soprattutto quando più che di interessi dei cittadini si tratta delle ragioni della stessa classe politica, dalla legge elettorale al finanziamento dei partiti, dalle diarie alle previdenze, in una parola dei costi della politica.
Lasciare che siano gli stessi corpi politici ad assegnarsi liberamente posti, denari e benefici, senza alcun tipo di controllo, è la causa prima del formarsi di quel mondo separato dalla vita dei cittadini; la famelicità, la supponenza, la disonestà, sono conseguenze discendenti dal disinteresse dei cittadini, paghi solo di aver dato un voto. "Ogni cinque anni gli elettori fanno la loro croce; e dopo la devono portare." Le leggi elettorali, per es., dovrebbero essere costituzionalizzate e si eviterebbe così il cambiamento ad ogni legislatura. [Costituzionalizzare una legge significa sottoporla al voto popolare e recepirla solo se approvata dalla maggioranza dei votanti; e solo la maggioranza dei votanti la potrà in seguito abrogare o modificare - cosa inaudita per l’ Italia!].
Le denunce pubbliche di questi tempi sono la riprova non tanto o soltanto delle malefatte della Casta, quanto piuttosto della dabbenaggine degli elettori. I quali avrebbero dovuto sapere che quando mancano i gatti, i topi ballano, e l'ordinaria dialettica tra destra, sinistra, centro e dintorni, cessa del tutto in nome di una tacita complicità. La democrazia rappresentativa, un simulacro atto a spacciare una dittatura collegiale (ma la tendenza è il bipolarismo; in due ci s’ accorda meglio) porta inevitabilmente agli abusi ultimamente denunciati.
Ma si può risalire agli albori di questo Stato, andando a ritroso di abuso in abuso delle caste d’ ogni tempo, fino all’ abuso epocale dell’ unità statale. Mai il Popolo ha avuto sentore di sovranità, poiché sempre è stato servito da fedeli servitori tuttofare, senza mai realizzare che un Popolo, vero, si serve da solo; non ha bisogno di servitori, sia pure fedeli.
Scandalizzarsi di che? in definitiva di non aver mai messo in essere degli strumenti di controllo che la sovranità popolare avrebbe dovuto suggerire.
Chi sono i veri colpevoli? Chi ha votato in tutti questi anni le caste del momento, spesso per inconfessabili motivi, per semplice scempiaggine o addirittura per stupida tifoseria..? o chi non ha votato? Chi ha qualcosa da dire si faccia avanti, e taccia!
Thomas Jefferson divide gli uomini «in due fazioni: coloro che temono il popolo, perché non ne hanno alcuna fiducia e desiderano togliergli tutto il potere per porlo nelle mani delle classi alte, e coloro che si identificano con il popolo, si fidano di esso, lo apprezzano e lo considerano come il depositario più vero ed onesto dell' interesse pubblico.»
E voi dove vi schierate?

Info dal Clan Libertario: ''Filippo Mazzei''

"Il mio identikit politico è quello di un libertario, tollerante. Se poi anarchico l'hanno fatto diventare un termine orrendo... In realta' vuol dire solo che uno pensa di essere abbastanza civile da riuscire a governarsi per conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia, le stesse capacità" ( Fabrizio De André )