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mercoledì 23 gennaio 2008

WSF 2008: i mille volti del no alla guerra


Fonte: Rete Lilliput
Una delle questioni più urgenti da affrontare su scala mondiale è il pericolo nucleare che vede le super-potenze proseguire nell’uso dell’arma atomica come minaccia verso i paesi e le popolazioni del Sud del mondo.

Consapevoli dell’importanza dell’azione che parte dal locale, le varie realtà legate a Rete di Lilliput partecipano a questa giornata con la proposta di iniziativa popolare per un’Italia libera da armi nucleari. La proposta - sostenuta da più di 50 organizzazioni in Italia e nasce dall’idea che le “vecchie” atomiche presenti nelle basi militari di Aviano e Ghedi, oltre a contrastare con il trattato di non Proliferazione sottoscritto dall’Italia, sono un grosso ostacolo sulla via del disarmo nucleare e offrono un’ottima scusa a qualsiasi altro paese per dotarsi a sua volta della Bomba. In varie forme – dal tradizionale banchetto all’effervescente uscita teatrale – si potrà sostenere la raccolta di firme procurandosi i moduli di attivazione che hanno i gruppi territoriali.

Nell’agenda dei movimenti sociali non può mancare l’impegno per una terra disarmata e quindi Rete di Lilliput conferma il sostegno alla richiesta di moratoria sulla nuova base ‘Dal Molin’ a Vicenza. La raccolta di adesioni per la Moratoria vuole ricordare a tutte le forze politiche del centro-sinistra a rifiutare il nuovo progetto di guerra e l’impegno preso con gli elettori per attivare le procedure per la convocazione della seconda conferenza nazionale sulle servitù militari, come previsto dal programma dell’Unione.

Siamo di fronte all’ennesimo gravissimo atto di delegittimazione popolare visto il mancato coinvolgimento dei cittadini in scelte di così grande importanza. Il caso di Vicenza dimostra che la difesa del suolo italiano sottostà alle condizioni dettate dalla Costituzione italiane (vedi art.11) e per questo vogliamo pensare a un futuro in cui l’unica difesa sia quella popolare e nonviolenta.

È vergognoso che in due anni le spese militari del nostro Paese siano aumentate di più del 20%, raggiungendo la cifra record di oltre 23 miliardi di euro. E questo mentre ci viene detto che non ci sono i soldi per gli insegnanti di sostegno nelle scuole e il servizio civile volontario viene sempre più ridimensionato. I soldi quindi ci sono, ma il governo sceglie di impiegarli per le Forze armate piuttosto che per fare fronte ad altre necessità.

Bisogna soprattutto tener conto di due elementi: i costosissimi programmi internazionali di riarmo a cui l’Italia partecipa e il numero eccessivo di militari che compongono le Forze armate. Abbiamo oltre 185mila militari in servizio, sui 190mila previsti, e di questi più di 100mila, quindi la maggioranza, sono graduati: 25mila ufficiali e 75mila sottoufficiali, di cui oltre 63mila marescialli.
Poi ci sono i sistemi d’arma con i progetti faraonici con ambizioni da superpotenza, sperperando ingenti cifre di soldi pubblici, e poi non si hanno i soldi per carburante e pezzi di ricambio. La nuova portaerei Cavour, oppure l’Eurofighter (programma per lo sviluppo di velivoli per la difesa area) e poi il Joint Strike Fighter (cacciabombardiere, in grado di portare anche bombe atomiche). Oltre a questi costi esagerati ci chiediamo: sulla base della nostra Costituzione, che esclude la guerra, cosa dobbiamo farci di queste macchine e strutture da guerra. Chi dobbiamo andare a bombardare?
Al contrario dovremmo porre fine alla missione militare in Afghanistan, da tempo passata sotto il comando della Nato e pienamente inserita - con i rischi conseguenti - nella guerra “al terrore”.
L’Afghanistan ha bisogno di essere in pace e di essere sostenuto nella ricostruzione di una economia disastrata e poter decidere del proprio destino.AGIAMO INSIEME PER UN ALTRO MONDO! - L’appello si può firmare sul sito www.wsf2008.net

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"Il mio identikit politico è quello di un libertario, tollerante. Se poi anarchico l'hanno fatto diventare un termine orrendo... In realta' vuol dire solo che uno pensa di essere abbastanza civile da riuscire a governarsi per conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia, le stesse capacità" ( Fabrizio De André )