L'università non piange Prodi come non piange il governo precedente.
Questa maggioranza, a dispetto dei proclami e dei comunicati del ministro Mussi, ha fatto poco o nulla per contrastare il regime corporativo, inefficiente e feudale che governa l'università pubblica e per porre argine alla precarieta che lo attraversa.Lo stanziamento per l'università e la ricerca è sostanzialmente diminuito, la riforma delle procedure concorsuali per i ricercatori e la tanto annunciata Autorità Nazionale per la Valutazione dell'Università e della Ricerca (ANVUR) sono ancora oggi in alto mare. Ma più di ogni altra cosa, il finanziamento straordinario si è rivelato misero ed avviato con estremo ritardo e - in assenza di nuove e più trasparenti regole concorsuali - destinato a favorire ancora una volta percorsi di nepotismo e familismo.
Le lavoratrici e i lavoratori precari dell'università e della ricerca guardano con preoccupazione agli scenari futuri del paese, che promettono il perpetuarsi della loro condizione di drammatico precariato in un quadro politico indecoroso. Tutti i governi succedutisi negli ultimi decenni hanno dichiarato a parole la centralità della ricerca per il paese e la necessità di una università di qualità, nessun governo ha finora rispettato gli impegni presi. Possiamo solo auspicare che il prossimo governo comprenda che il rilancio del paese non può che passare da un serio investimento nella formazione e nella ricerca, in una seria riforma dell'Università e nella lotta contro il precariato dentro, come fuori, nell'Università
Rete Nazionale Ricercatori Precari
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mercoledì 30 gennaio 2008
L'università non piange Prodi
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