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giovedì 27 dicembre 2007

250 mila idioti per la caccia alla volpe di Santo Stefano. I contrari e i favorevoli, notizie dal mondo inglese.


La battuta di caccia alla volpe di Santo Stefano. Una tradizione rispettata anche quest'anno nelle campagne inglesi, dove 250mila appassionati si sono dati appuntamento per uno sport ancora molto popolare tra ricchi e nobili. Ma non sempre le controverse restrizioni imposte due anni fa sono state rispettate.
Mike Hobday, portavoce degli animalisti della League Against Cruel Sports, spiega che è difficile quantificare gli illeciti, perché spesso le battute di caccia hanno luogo in tenute private. "Eppure - aggiunge - finora 19 persone sono state condannate, e questo dimostra che le violazioni sono numerose".
Al momento, i cani possono essere sguinzagliati soltanto per localizzare la preda servendosi dell'olfatto, ma a differenza del passato non possono aggredirla e ucciderla. Un divieto a cui si oppone la Countryside Alliance, un'associazione in prima fila nella battaglia contro il giro di vite deciso nel 2005 dal governo Blair. I suoi membri dicono chiaro e tondo di essere intenzionati a preservare la caccia alla volpe come avveniva un tempo, sfruttando le "zone d'ombra" della legge.

Aquile e gufi reali a caccia di volpi in Gran Bretagna
Hunting Act, "Art.1 Una persona compie un reato se caccia un mammifero selvatico con un cane, se quella caccia non rientra tra quelle in deroga". Questa nuova norma, che avevrebbe dovuto sancire la chiusura della tradizionale caccia alla volpe coi cani in Gran Bretagna aveva fatto grande scalpore, ma quale è la realtà? Una sua scarsa applicazione e un'astuzia per aggirarla: dotarsi di un rapace e fingersi falconieri autorizza ad utilizzare i cani. I problemi e le preoccupazioni che questo tipo di caccia continua a sollevare nel Regno Unito.
Dal 2005 la caccia con i cani è vietata in tutta la Gran Bretagna (Inghilterra, Galles e Scozia) perché si è ritenuto che provocasse sofferenze ingiustificate alle prede: è quindi stata messa al bando la tradizionale caccia alla volpe, ma anche quella alla lepre ed al cervo, nella forma della caccia in battuta. Eppure quasi nessuna squadra di caccia alla volpe ha rinunciato alle proprie mute di cani, e molte di esse continuano a cacciare apparentemente alla stessa maniera . Alcuni gruppi di cacciatori hanno intrapreso deliberatamente un'attività di provocazione contro una legge fortemente contrastata e per la cui applicazione sono stati messi in campo così pochi mezzi che la polizia ha ufficialmente dichiarato che il controllo dell'attività venatoria non è prioritario. Altre squadre stanno invece sfruttando alcune delle molte "eccezioni" consentite dalla legge.
Una delle forme di caccia in deroga è l'uso della muta dei cani a supporto dell'attività di falconeria. L'"Hunting Act", che ha messo al bando la tradizionale caccia alla volpe, dispone infatti che è esente dal divieto l'uso dei cani per stanare l'animale selvatico con l'obiettivo di consentire ad un uccello rapace di cacciarlo: quindi la muta dei cani non può arrivare sull'animale, anzi deve solo far uscire dal riparo l'animale selvatico, e l'inseguimento e la cattura devono essere compiuti dal falco. L'eccezione per la falconeria era stata concessa in seguito alla lunghissima indagine che aveva preceduto l'emanazione della legge, con lo scopo di non danneggiare un'attività che non era stata messa sotto accusa. In secondo luogo s'intendeva consentire la caccia a specie considerate "nocive" come il coniglio, effettuata tradizionalmente con l'ausilio del falco, sebbene fosse emerso che i 2.100 falconieri britannici con 6.600 uccelli registrati e una stima di altri 2.000 con circa 11.000 animali esenti dalla registrazione (tra cui l'americano falco di Harris) non incidessero in maniera rilevante nell'attività istituzionale di controllo dei nocivi .

Una sostanziale differenza tecnica tra l'uso dei cani nella caccia alla volpe e nella falconeria era pure emersa nelle approfondite inchieste che DEFRA, il dipartimento che amministra le questioni ambientali e rurali sotto l'egida del Ministro dell'Ambiente, aveva svolto in relazione ai principi di utilità e di minima sofferenza per l'uso dei cani durante l'attività venatoria: la falconeria si esercita in ambienti aperti con al massimo due cani, appositamente addestrati a stanare la preda senza inseguirla in maniera da non causare danni al falco, pertanto una condizione tecnicamente e biologicamente diversa da quella della battuta alla volpe, dove l'istinto di decine di cani viene assecondato per arrivare a catturare la preda in un ambiente con spazi molto angusti.
Un effetto inaspettato della legge è stato invece che una forma di caccia di minoranza e destinata ad un ristretto numero di appassionati registra una crescita anomala poiché alcune squadre, un numero maggiore di 30, forse 50, hanno acquistato aquile e gufi reali da portare in battuta in maniera da aggirare il divieto dell'uso dei cani. Le associazioni di falconeria britanniche, e prima di tutte l'Hawk Board, hanno etichettato questo comportamento come irresponsabile, motivando ampiamente le loro forti preoccupazioni.
Innanzitutto motivi organizzativi: un breve corso non è sufficiente a saper maneggiare un grande uccello da preda, soprattutto se si aggiunge l'ulteriore difficoltà di gestire cani, aquile e cavalli non abituati a stare assieme , fattori che possono generare situazioni di grave pericolo anche per la sicurezza delle persone presenti in battuta. Inoltre in caso di necessità sarebbe terribilmente complicato, se non impossibile, fermare decine di cani lanciati a rincorrere un animale, come si dovrebbe fare alla comparsa della volpe.

Ad aggravare la contrarietà dei falconieri vanno segnalate argomentazioni etologiche: un'aquila reale caccia volpi solo in mancanza di cibo più adatto e dovrebbe essere specificatamente addestrata per avere una sostanziale utilità per questo tipo di caccia. Infine in caso di cattura del mammifero l'atteggiamento caratteristico delle aquile di proprietà nei confronti delle prede e l'istinto di caccia dei cani porterebbe a tragiche conseguenze per i cani o anche per il rapace , nell'inevitabile scontro per prendere possesso della volpe.

Per questa ragione persino il Council of Hunting Associations, che rappresenta ben undici associazioni venatorie, ha dichiarato che è fortemente sconsigliato prendere in considerazione la possibilità di usare rapaci in associazione con mute di cani senza averne prima discusso con l'Hawk Board e l'Hunting Office. Non è mancata la risposta dei cacciatori coinvolti, che hanno assicurato che la sicurezza degli uccelli è prioritaria e che prima di far alzare in volo i rapaci saranno valutate attentamente le condizioni di caccia.

Tuttavia è necessario sollevare la domanda: "è legale o no l'uso dei rapaci nelle battute alla volpe? Un portavoce di DEFRA ha dichiarato senza mezzi termini "Secondo noi la deroga alla falconeria non consente di continuare a cacciare con i cani ".

Per il momento i sostenitori delle battute alla volpe e coloro che hanno lottato per abolirla attendono con impazienza di effettuare test legali nelle aule di giustizia, dove sia messo sotto accusa l'eventuale abuso delle eccezioni al divieto generale dell'uso dei cani. Questa procedura sembra particolarmente interessante soprattutto per i volontari della LACS (League Against Cruel Sports ), che presenziano le battute di caccia alla volpe con videocamere professionali e GPS, producendo materiali da usare in tribunale come prova nelle azioni legali che la LACS intenta contro i cacciatori. In tutti i casi in cui i cani abbiano inseguito o siano arrivati sulla volpe per ucciderla, sarà infatti necessario stabilire se l'azione è illegale, nonostante la presenza di un rapace possa suggerire l'intenzione di far effettuare la caccia dal volatile invece che dai cani.

Ma non tutto il mondo ambientalista si oppone a questa nuova pratica, l'atteggiamento della Royal Society for Protection of Birds (RSPB, la maggiore associazione britannica per la protezione gli uccelli) è invece neutrale: l'associazione si sente chiamata in causa solo nel caso in cui un'attività rappresenti una minaccia per la sopravvivenza di una specie, per cui per il momento essa riconosce la legittimità della falconeria come sport tradizionale. Ogni settimana in Inghilterra si svolgevano e tuttora si svolgono centinaia di battute alla volpe , se l'uso dei rapaci rimanesse confinato alle poche squadre che si sono avventurate in questo esperimento, esso potrebbe anche non rappresentare una minaccia per le circa 400 coppie di aquile reali nidificanti in Scozia, poiché il mercato legale di animali allevati può sopportare questa richiesta. Se invece le centinaia di squadre decidessero di avere come "mascotte" un'aquila reale questo costituirebbe senz'altro una grave minaccia per la salute delle popolazioni di rapaci.

1 commento:

Anonimo ha detto...

semmai sarete i cavalieri.. non 'i cavallieri'!!!!!!

"Il mio identikit politico è quello di un libertario, tollerante. Se poi anarchico l'hanno fatto diventare un termine orrendo... In realta' vuol dire solo che uno pensa di essere abbastanza civile da riuscire a governarsi per conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia, le stesse capacità" ( Fabrizio De André )