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domenica 23 dicembre 2007

Alessandro Bagnato, un anarchico in Calabria


Anarchici in Calabria all’inizio del Novecento? Non è facile trovarne. Non si tratta di fabbricatori di bombe alla Felice Orsini, regicidi come Gaetano Bresci che a Monza assassinò il re d’Italia Umberto I o come Luigi Lucheni, l’assassino dell’imperatrice d’Austria Elisabetta. Questo filone nichilista è del tutto estraneo all’anarchismo meridionale, di forte ispirazione socialista e umanitario. I suoi protagonisti appartengono in genere alla piccola borghesia impiegatizia, a professionisti, piccoli artigiani e commercianti. In qualche caso si avverte anche l’influenza e la presenza della massoneria che, com’è noto, ha avuto un ruolo importante nelle vicende risorgimentali della Calabria e del Mezzogiorno d’Italia.
Una figura nota negli ambienti del socialismo libertario, ai suoi tempi, è quella di Alessandro Bagnato, maestro elementare, poeta e storico del socialismo libertario. Per queste sue qualità letterarie, collaborò per lunghi anni con giornali d’ispirazione anarchica, in Italia e all’estero, intrattenendo fitta corrispondenza con i dirigenti dell’anarchismo internazionale, in particolare con quello residente negli Stati Uniti d’America. L’Archivio del movimento anarchico di Ginevra conserva qualche documento a tale proposito che sarebbe utile conoscere e studiare, anche per ricostruire fedelmente le vicende dell’anarchismo meridionale che s’intreccia con la nascita e lo sviluppo del movimento socialista, prima con i Fasci Siciliani di Nicola Barbato e Napoleone Colajanni, successivamente con le prime lotte contadine per la difesa del demanio pubblico (ex demanio borbonico) dalle usurpazioni dei galantuomini e degli agrari latifondisti.
Alessandro Bagnato era uno spirito libero, indipendente, incapace di legami organizzati con partiti e movimenti. Le proprie idee rivoluzionarie avevano una matrice filosofica e intellettuale più che sociale e legata alla lotta di classe. La sua formazione marxista è puramente teorica, frutto di letture e di qualche frequentazione intellettuale, probabilmente durante gli anni del Magistero a Catanzaro, città vivace sul piano culturale all’inizio del Novecento, dove l’insegnamento di Luigi Settembrini, dei Poerio e il lascito morale dei mazziniani e dei garibaldini come Benedetto Musolino e Francesco Stocco alimentano un clima di discussione sulle questioni sociali legate alle condizioni del Mezzogiorno, mentre il filosofo e storico della filosofia Francesco Fiorentino tiene alto il dibattito sulle idee e sulla ricerca filosofica. Nel 1899 Antonio Renda aveva fondato la rivista Il pensiero contemporaneo, alla quale collaborarono Benedetto Croce e Gaetano Salvemini. Si tratta dei prodromi degli «investimenti del primo forte socialismo solidaristico e di un accentuato positivismo economico», secondo lo storico Augusto Placanica, alimentato da personalità come Fausto Squillace, Bernardino Alimena, Alessandro Lupinacci e altri. Successivamente Luigi Siciliani introduce elementi di politica economica nel dibattito catanzarese.
I terremoti del 1894, 1905 e 1908 avevano richiamato sulla Calabria l’attenzione dell’opinione pubblica, mentre la politica di Giovanni Giolitti favoriva la crescita dei gruppi mazziniani e socialisti ispirati a programmi di rigenerazione sociale, con chiari connotati di opposizione al latifondo e al notabilato. Si diffondeva la parola dei grandi apostoli del socialismo, da Andrea Costa e Gaetano Salvemini, attraverso l'opera propagandistica di Giuseppe Domanico, Enrico Mastracchi e Fausto Gullo. Nascevano le prime società di mutuo soccorso che favorivano le creazione delle società operaie e delle leghe contadine. Da questo movimento disordinato e confuso, oscillante tra filantropismo, utopie, ribellismo al lascito feudale che i governi post-unitari non erano riusciti a sradicare, prendevano forma le prime cooperative di credito e di consumo, cui si aggiunsero le iniziative di alcuni sacerdoti. Il fermento sociale aumentava con le difficoltà economiche in cui si dibattevano contadini, artigiani, piccoli artigiani e impiegati. L’aumento ulteriore del costo del pane nel 1910 fece esplodere la protesta popolare, guidata da socialisti e repubblicani.

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"Il mio identikit politico è quello di un libertario, tollerante. Se poi anarchico l'hanno fatto diventare un termine orrendo... In realta' vuol dire solo che uno pensa di essere abbastanza civile da riuscire a governarsi per conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia, le stesse capacità" ( Fabrizio De André )