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sabato 14 giugno 2008

La libertà eguale

In un’epoca come la nostra nella quale tutti sono diventati o si proclamano liberali (a partire da quelli, sedicenti tali, che lo sono solamente a parole), alcune delle implicazioni filosofiche più rilevanti collegate al tema della libertà paiono essere scivolate – più o meno volutamente e consapevolmente – nel dimenticatoio. Cominciando da una delle più importanti: ovvero, come si fa a rendere la libertà seriamente e davvero eguale?
A dare una risposta molto articolata al quesito ci pensa La libertà eguale del filosofo Ian Carter, (che, in passato, aveva già pubblicato l’antologia da lui curata L’idea di eguaglianza, con i testi di alcuni “mostri sacri” del pensiero analitico e post-analitico contemporaneo come Bernard Williams, Ronald Dworkin, Thomas Nagel e Amartya Sen). L’autore, studioso inglese, ma attivo da anni in Italia, dove insegna Filosofia politica presso l’ateneo di Pavia ed è componente del comitato di redazione di varie riviste culturali, con questo libro non offre solamente un percorso teorico (impegnativo e pregevole per l’ampiezza dell’analisi), ma fornisce anche una serie di spunti decisamente originali al dibattito politico-culturale della sinistra di casa nostra, su un tema troppo spesso – negligentemente… – trascurato.
Carter effettua una discussione e un’esplorazione a 360 gradi del liberalismo (da Kant a Nozick), su posizioni che possiamo definire di progressismo molto avanzato, concentrando la propria attenzione su quel “diritto all’eguale libertà”, grazie al quale risulta possibile fondare politiche al tempo stesso maggiormente egualitarie e libertarie di quelle al centro delle preoccupazioni e delle piattaforme dello schieramento liberal attuale. I diritti di libertà, infatti, possono venire letti in modo complesso e secondo un’accezione – quella intorno a cui lavora Carter, giustappunto – duplice, che tiene insieme il valore della facoltà di scelta individuale e il rispetto della sua sfera privata e della proprietà (la visione libertaria) con l’esigenza di assicurare una corretta e giusta ripartizione delle risorse materiali per consentire condizioni di partenza eque, se non eguali, nella lunga e complicata corsa della vita (la visione egualitaria, per la quale la libertà diventa “sociale”). Il libro costituisce, per molti versi, una esaustiva dissertazione, dal punto di vista della teoria politica normativa, di quanto l’autore chiama “libertarismo egualitario”, all’insegna di una strumentazione concettuale tipicamente analitica (fatta di “capacità”, “risorse”, “agenti e pazienti”, “libertà effettive”, “valutazione delle opzioni” in campo, “incommensurabilità dei valori”, e case-studies del genere “come si applica l’eguaglianza delle risorse nel caso di persone disabili e portatrici di handicap”), ma con l’occhio costantemente puntato sulla dimensione concreta e sulle implicazioni politiche.
Il libertarismo egualitario (traduzione di ciò che in inglese va sotto il nome di left-libertarianism) è una posizione che vanta una significativa tradizione e alcune elaborazioni di assoluto rilievo all’interno del mondo progressista anglofono, mentre risulta di indubbia originalità per il nostro paese, dove il marxismo, con le sue propensioni prevalentemente collettiviste e stataliste, non si è certo mostrato propenso a dare a ospitalità a filoni culturali fondati sull’individualismo. Al punto che la proposta dell’autore può venire illustrata alla sinistra italiana come un “libertarismo doppiamente eretico”. È un testo ragionato e ragionante, dunque, e impegnativo quello di Carter, che fornisce un contributo significativo al dibattito di teoria politica in corso, all’insegna di una posizione che speriamo farà discutere sul serio.

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"Il mio identikit politico è quello di un libertario, tollerante. Se poi anarchico l'hanno fatto diventare un termine orrendo... In realta' vuol dire solo che uno pensa di essere abbastanza civile da riuscire a governarsi per conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia, le stesse capacità" ( Fabrizio De André )