SITO ANARCOLIBERALE A CURA DI DOMENICO LETIZIA. Laboratorio per un Neo-Anarchismo Analitico che sia Liberoscambista, Volontarista, Possibilista e Panarchico con lo sguardo verso i valori del Liberalismo Classico, del Neo-mutualismo e dell'Agorismo. Un laboratorio che sperimenti forme di gestione solidali, di mercato dencentralizzato e di autogestione attraverso l'arma della non-violenza e lo sciopero fiscale, insomma: Disobbedienza Civile

banner campagna un futuro senza atomiche

The Neolibertarian Network Diventa anche tu Ambasciatore Telethon Italian Blogs for Darfur AIT - Associazione italiana transumanisti
AnarchicA
No TAV

martedì 30 dicembre 2008

L’idea di libero mercato


di Per Bylund
Interessante articolo dal blog di Scarpellini: http://liberteo.wordpress.com/015/

In un mondo fatto di destra e sinistra, i libertari dovrebbero sistemarsi comodamente nel mezzo, o, ancor meglio, in una posizione a sé stante. Ma i libertari tendono ancora ad identificarsi più con la destra che non con la sinistra. Perché questo?

Forse è la retorica di destra sull’economia di libero mercato e l’idea di poter fare quello che si vuole con il proprio reddito ad essere attraente; mentre il desiderio tipico della sinistra di regolare, tassare, proibire e redistribuire il reddito faticosamente guadagnato è decisamente repellente. Ma la destra si sforza, allo stesso tempo, di regolamentare, tassare e vietare determinate moralità, stili di vita ed interazioni sociali; mentre la sinistra ha un punto di vista più tollerante riguardo la vita privata. Nessuna delle due parti sembra quindi avere un senso politico o morale.

Tendo a pensare che i libertari “sentano” di appartenere alla destra perché con essa hanno avuto un’alleanza vecchia di decenni, per contrastare con grande successo la propaganda e l’influenza politica della sinistra nel corso del ventesimo secolo. Molti libertari, me compreso, sono perciò cresciuti politicamente con gli attivisti di destra, o in circoli e partiti di destra, e questo potrebbe aver generato un sentimento di lealtà verso la destra. Ho diversi amici libertari radicali che appartengono ad organizzazioni di “destra” e che continuano a votare per il partito conservatore, anche se in realtà non hanno nulla in comune il suo programma o con la sua filosofia.

E’ interessante questa storia comune della destra e dei libertari, ma non è sufficiente a spiegare perché i libertari siano “di destra” piuttosto che “di sinistra” (quando, in realtà, non dovrebbero forse essere nessuno dei due, almeno in termini di partiti politici). La ragione dell’allineamento con con la destra è anche, credo, un linguaggio apparentemente comune, in particolare riguardo la comprensione di fatti economici e del mercato.
Ma questo terreno comune non è altro che un’illusione. Sì, la “destra” parla di libero mercato e di necessità di deregulation e di fornire le migliori condizioni per una forte e sana vita imprenditoriale. Parla di economia di libero mercato e usa la logica del libero mercato mentre sostiene che i bassi salari e le cattive condizioni di lavoro non sono problemi, che le persone che hanno quei posti di lavoro se li sono scelti volontariamente.

Finora il linguaggio e gli argomenti sono stati sorprendentemente simili (se non gli stessi) a quelli che usano molti libertari. Ho sentito molti libertari concordare con i conservatori ed altri politici di destra sulle questioni economiche, unendo le forze contro la “sinistra”. Anche io sostengo che i salari bassi e le dure condizioni di lavoro non siano necessariamente problematiche, in un libero mercato. La formulazione è la stessa, ma il senso è molto diverso.
Queste poche parole, in un libero mercato, sono le più importanti perché senza esse il senso cade ed è totalmente falso. Può essere veramente “volontario” scegliere tra posti di lavoro pessimi in un mercato regolamentato, dove la maggior parte delle possibilità di lavoro siano rese non disponibili e il lavoro sia necessario per generare un reddito monetario che paghi le tasse? Io dico di no. Anche se sei tu a fare una scelta, non si può considerare volontario scegliere la cosa meno peggiore tra le scelte rimanenti in un quadro di soffocanti misure coercitive.
La scelta stessa è ovviamente volontaria, e in questo senso la logica razionalistica può sembrare applicabile. Ma la scelta è stata fatta in un ambiente in cui la maggior parte delle possibilità sono state eliminate e dove si è ristretti nel fare le scelte rispetto a quello che si potrebbe fare in un libero mercato. E’ come dire di avere libertà di parola, purché non si usi X,Y,Z o A,B,C,D,E,F,G,H,I,J e K. Questa non è libertà di espressione, è l’espressione regolamentata, e quello che scegli dipende necessariamente da quello che sei o non sei autorizzato a dire.
Gli argomenti del libero mercato semplicemente non sono applicabili al mondo com’è oggi. Lo sono per le funzioni e i meccanismi superiori del libero mercato. E il libero mercato stesso è un grandioso standard rispetto a cui l’economia reale può e deve essere valutata, per mostrare le sue inefficienze ed ingiustizie, oltre a fornire una alternativa notevole. Non è possibile fare il proprio mix dei due: usare la logica di libero mercato per sostenere bassi salari e cattive condizioni di lavoro, e nello stesso tempo sostenere l’economia di stato è semplicemente un errore.

L’idea di libero mercato non è applicabile ad un mercato non libero, è una forte critica a questo stato di cose. Proprio come il libertarismo non sta bene né con la destra, né con la sinistra, ma è una forte critica di entrambi.

5 commenti:

Andrea Cardinale ha detto...

Che sia per te un anno fantastico, buon 2009 di cuore!

Anonimo ha detto...

Vi auguro uno splendido 2009.

Oggettivista

Domenico Letizia ha detto...

ciao,
auguri ade andreav e ad ogettivista, sperando che passiate spesso su questo blog,
pace e libertà buon 2009

Anonimo ha detto...

Ciao Domenico

D.

Domenico Letizia ha detto...

ciao D.

"Il mio identikit politico è quello di un libertario, tollerante. Se poi anarchico l'hanno fatto diventare un termine orrendo... In realta' vuol dire solo che uno pensa di essere abbastanza civile da riuscire a governarsi per conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia, le stesse capacità" ( Fabrizio De André )