SITO ANARCOLIBERALE A CURA DI DOMENICO LETIZIA. Laboratorio per un Neo-Anarchismo Analitico che sia Liberoscambista, Volontarista, Possibilista e Panarchico con lo sguardo verso i valori del Liberalismo Classico, del Neo-mutualismo e dell'Agorismo. Un laboratorio che sperimenti forme di gestione solidali, di mercato dencentralizzato e di autogestione attraverso l'arma della non-violenza e lo sciopero fiscale, insomma: Disobbedienza Civile

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domenica 20 luglio 2008

Capire le differenze


Da tempo mi considero un libertario, un left-libertarian se vogliamo attenerci ad una classificazione americanizzata. Tutti su questo blog riconoscono le mie simpatie per l'anarchismo classico, per quello liberale, per la filosofia individualista, difendo il mercato, tratto del mondo libertario integralmente. La sfida più bella è trattare dell'anarco-capitalismo e qui lo si fa prendendone e analizzandone gli aspetti interessanti e criticando ciò che suscita perplessità. Discutere di anarco-capitalismo da parte di un libertarian, di un left-libertarian è ciò che di più costruttivo possa esistere, si analizza e si difende il libero mercato, il libero scambio e si cerca di dare uno spunto in più affinchè anche l'anarco-capitalismo non ceda alle lusinghe del mondo clericale e che non si ponga su posizioni (come accade) conservatori, xenofobe e intolleranti. Anche se la mia vicinanza al mondo agorista è palesemente evidente, il mio interesse per l'anarco-capitalismo lo è ancora di più. Una delle tematiche in Italia ove il dibbattito suscita tanto interesse è la classificazione stessa del termine libertarian che molti tendono a considerare un individuo che è semplicemente un liberale coerente, sono in disaccordo con questa differenzazione che non può ridursi semplicemente ad una questione di grado. La domanda è spontanea: Come distinguere un liberale da un libertario?
Giulio Giorello sembra non avere dubbi: liberali e libertari sono a pari titolo critici delle istituzioni, ma i primi mirano solo a riformarle, i secondi a dissolverle. Non sono d'accordo troppo semplice e riduttivo perchè non si riesce a cogliere una cultura che, pur assumendo all’inizio orizzonti di riferimento tutto sommato omogenei, a un certo punto si allonta radicalmente. E tra queste due prospettive bisogna alla fine scegliere, sapendo che sono incompatibili. È proprio dell’idea liberale (pienamente condivisa anche dalle ideologie libertarie) quella secondo la quale l’esercizio della libertà, se non si traduce in un danno oggettivo a carico di altri soggetti, va rigorosamente rispettato dallo Stato. I liberali sono accaniti nemici dello “Stato etico”: con questa espressione essi indicano quello Stato che attraverso la sua legislazione pretende di orientare coercitivamente la libertà dei cittadini e per ciò giunge a soffocarla. Lo Stato, secondo i liberali non è e non deve mai pretendere di diventare la “fonte” di alcun valore, né etico, né politico, né sociale insomma che lo Stato riduca al “minimo” le sue competenze e le sue prerogative e si limiti a garantire esclusivamente l’ordine pubblico. Tutto il resto deve, per i liberali, restare di competenza della società civile, che ha il diritto di organizzarsi senza alcun vincolo e senza alcuna pastoia burocratica.
Fin qui, tutti d’accordo: Viva la libertà. Ma dove nasce il problema? I liberali ritengono che lo Stato, che pure non può mai esserne fonte, abbia però il dovere di riconoscere i valori umani fondamentali, ecco pronunciato un concetto totalmente antilibertario. Per i libertari i valori o non esistono o comunque si equivalgono tutti (il che equivale a pensare che in realtà non esistano affatto). I liberali ritengono che gli stili di vita più aberranti debbano essere socialmente criticati e contrastati. Lo Stato liberale elogia il valore sociale del lavoro, favorisce l’istruzione superiore, non esige che i cittadini leggano i giornali, ma ne agevola la diffusione. Lo Stato liberale, insomma, quando percepisce certi valori come regressivi cerca di contrastarli adottando anche politiche repressive. Fare un esempio, specialmente in Italia, è semplice basti pensare a tutto il polverone etico e morale che si sta alzando con la questione della sessualità, dell'eutanasia, dei diritti civili (dalla vita delle coppie gay alle convivenze) e del libero uso di droghe ''leggere'' e ''pesanti''. Un libertario coerente che sostiene la neutralità delle politiche statali nei confronti di qualunque stile di vita non giustifica affatto queste forme di impegno pubblico. Ecco perché la distinzione tra liberali e libertari è di estremo rilievo: ancora non si è capito che l'ordine è figlio della libertà e non viceversa. Emma Bonino libertariamente ha ripetuto più volte che non vi è crimine laddove non vi è vittima.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

"Anche se la mia vicinanza al mondo agorista è palesemente evidente"

Davvero? E dove? Forse dove dici che vuoi aprire una sezione del PARTITO animalista? ahahaha :D

Domenico Letizia ha detto...

e dai però è evidente quando mi dichiaro left-libertarian d'altronte è lì che si è sviluppato il famoso movimento (A3).........quello degli agoristi.

"Il mio identikit politico è quello di un libertario, tollerante. Se poi anarchico l'hanno fatto diventare un termine orrendo... In realta' vuol dire solo che uno pensa di essere abbastanza civile da riuscire a governarsi per conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia, le stesse capacità" ( Fabrizio De André )