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martedì 8 luglio 2008

La sinistra non capisce niente di lavoro


Leggendo un articolo di Sergio Bologna mi rendo conto di quanto siano vere le parole di Bologna sul fallimento della sinistra sulla tematica del lavoro. La sinistra che fa un gran parlare di new economy e di Internet dimostra solo un totale disprezzo per le nuove forme del lavoro autonomo, che tende a vedere come forme mascherate di lavoro dipendente. La sudditanza verso il monopolio accademico del sapere impedisce alla sinistra di far propria l’insofferenza del lavoro autonomo. Il fatto è che la cultura del lavoro presente nella sinistra vede solo tre tipi di lavoro: quello degli alti burocrati di Stato, quello dei dipendenti pubblici, e il lavoro operaio; nient’altro. Bologna ricorda di come la sinistra parli tanto di di new economy e Internet, di new economy e finanza, di new economy e logistica, dimenticando però che se c’è una cosa importante nella new economy è il lavoro, un nuovo modo di lavorare che svolge un ruolo più importante della finanza, di Internet, della logistica, perché ne è il presupposto. Se in un’epoca storica di grandi cambiamenti la sinistra non è capace di riconoscere le novità insite nel fattore lavoro, nella disposizione soggettiva e nella condizione oggettiva del lavoro, può parlare di tecnologie finché vuole, ma stenta a giustificare la sua ragion d’essere. Che ci sta a fare una sinistra? Anzi, a questo punto posso anche domandarmi quale sia la giustifacazione dell'esistenza della sinistra ancora oggi? La comparsa di internet ha cambiato completamnte il mondo del lavoro, una nuova disposizione soggettiva del lavoro invece di lavorare insieme ad altri in una fabbrica, in una situazione di collettività, come è sempre stato negli ultimi duecento anni, se ne sta solo di fronte a uno schermo; queste mi sembrano nuove forme di lavoro che presuppongono un homo novus, una nuova progenie, a sua volta condizione, non solo effetto, di una tecnologia e, anche, di un nuovo tipo di prodotti o di servizi. Oggi il nuovo operaio che sta al computer ha le caratteristiche antropologiche, economiche, sociali, del lavoratore autonomo. Uno studio dell’International Labour Organization dà per scontato che negli anni a venire la maggioranza del lavoro sarà autonomo, così come nei decenni precedenti era stato dipendente. Noi studenti come il mondo del lavoro autonomo detestiamo l’organizzazione dei privilegi universitari Perché all’operaio non gliene frega niente dello statuto dei saperi? Perché il mercato della conoscenza non è una cosa vitale per l’operaio. Attenzione, il mercato della conoscenza non la conoscenza. Ma per chi ci lavora, il fatto che questo mercato sia in regime di monopolio, che ci sia una condizione di protezione, un sistema di ordini protetti, di mercati protetti, di caste protette e così via, diventa intollerabile. E’ la percezione dell’ingiustizia sociale, di ottocentesca memoria.Pensiamo a un artigiano che fa un mestiere dove ha bisogno di una gran quantità di conoscenze, tecnico-scientifiche, manuali, relazionali, che lavora diciotto ore al giorno e fa fatica a pagare le spese del suo laboratorio e delle attrezzature, spesso sofisticate, che sono i suoi utensili. Questo è il nuovo terreno di percezione dell’ingiustizia sociale, non più quello del povero che ce l’ha su col ricco. Tutto questo accompagnato al nuovo fenomeno Grillo ci fa pensare ad un nuovo terreno di scontro ovviamente ''non violento'' cioè quello della meritocrazia e quello dello statalismo, in poche parole meno stato, più libertà, più meritocrazia. Tutto questo con il ''marxismo'' non c'entra niente con il mondo libertario e con il federalismo (ovviamente non di matrice leghista) si. Come leggevo in un ariticolo di Larry Gambone che poneva l'anarchismo a confronto con il post-modernismo essere marxisti oggi significa impegnarsi in uno scolasticismo futile simile a quello del tardo Medioevo. Certi atteggiamenti della sinistra di profondo disprezzo per queste categorie non faranno altro che falla fallire.

1 commento:

Blog su blogger di Tescaro ha detto...

Ciao Domenico, belle notizie il consiglio comunale di Vicenza ha votato in maggioranza il SI al referendum popolare sulla nuova base Nato. Giorno importante oggi Vicenza non si arrende è più che mai ribelle contro il suo governo. Bona serata Tiziano

"Il mio identikit politico è quello di un libertario, tollerante. Se poi anarchico l'hanno fatto diventare un termine orrendo... In realta' vuol dire solo che uno pensa di essere abbastanza civile da riuscire a governarsi per conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia, le stesse capacità" ( Fabrizio De André )