Gianfranco Funari nuotava nella televisione come un pesce nell’acqua. Se Pippo Baudo ha rappresentato la profonda anima democristiana della tv, Bongiorno la berlusconiana, se Costanzo ha strizzato l’occhio alla sinistra romana e Tortora è diventato un emblema delle battaglie radicali, Funari è stato l’anchorman della protesta, di quella che oggi si chiama l’antipolitica, della critica al sistema dei partiti , venata di qualunquismo, all’origine dello spirito leghista (e Bossi ieri ha ammesso: «Ci ha aiutato a crescere»), costruendo, alla fine, una sorta di dipietrismo ante litteram.
Morto a Milano all'età di 76 anni. Nel 1987 viene cacciato dopo che aveva invitato Giorgio La Malfa in trasmissione, benché gli fosse stato ordinato di non farlo. All’inizio degli anni Novanta passa a Fininvest, litiga, fa causa e la vince, ma dura poco. Comincia una lunga stagione di trasmissioni in tv locali. Nel 1997 annuncia la candidatura a sindaco di Milano, va ad Hammamet per parlarne con Bettino Craxi che lo dissuade.
Funari per me era un grande, non solo mi divertivo a guardare le sue trasmissioni ma mi affascinava perchè non si faceva fottere dalle balle dei politici se li mangiava in un sol boccone. Lui la vita l'aveva capita, speriamo di imparare qualcosa da lui noi ragazzi e non solo ascoltando l'appello al non fumo, ma la passione per la politica senza cadere vittima dei partiti. Stesso Funari nonostante votava Rifondazione parlò di Bertinotti come di un sindacalista rimasto un pò indietro.
Ciao Gianfranco.
domenica 13 luglio 2008
E' morto il grande Funari
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Giornalismo
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