Vola il candidato libertario alle prossime elezioni statunitensi Bob Barr: secondo il più recente sondaggio dell'istituto Zogby, Barr otterrebbe il 6% dei voti, e rischierebbe di portare il Libertarian Party a vette mai pensate prima, considerando che il punto più alto mai raggiunto da quello che è uno dei più longevi “third parties” d’America è l’1,1% racimolato da Ed Clark e David Koch nel 1980.
Sembra sempre più forte insomma, fra gli statunitensi, l'avversione alle politiche dell'amministrazione Bush: dalla guerra al Patrioct Act, c'è voglia di meno Stato e di più libertà. Il “Bob” in questione è un sessantenne dell’Iowa, baffetti alla D’Alema e capelli candidi. Il candidato del semisconosciuto “Libertarian party“. Semisconosciuto in Europa, perché in Usa, nell’ultimo sondaggio condotto alla fine di giugno da Zogby, Mr Barr è dato al 6 per cento nelle preferenze degli americani. Lungi dal poter aspirare a una vittoria a novembre, certo (ha raccolto appena 300mila dollari dai suoi sostenitori), ma abbastanza da rompere le scatole ai due protagonisti, quelli che si prendono tutti i giorni le copertine, Barack Obama e John Mc Cain. Soprattutto il secondo deve temere un possibile exploit dell’outsider Bob: nel 2000 al democratico Al Gore furono fatali i 90mila voti raccolti dal verde Ralph Nader in Florida (ironia della sorte, il campione mondiale degli ambientalisti sconfitto per colpa dei verdi). E otto anni prima, la candidatura indipendente del miliardario Ross Perot tolse voti a Bush senior per la gioia di Bill Clinton. Ora, sempre secondo questo sondaggio, Barr potrebbe togliere al reduce del Vietnam (già in svantaggio rispetto a Obama, con un 38 per cento rispetto al 44 dell’afroamericano) un 7 per cento dei voti. Ma chi è questo Barr che attacca il bipartitismo come un Casini d’oltreoceano? E chi lo sostiene? Nato il 5 novembre 1948 in Iowa City, Iowa, suo padre era un militare dell’accademia di West Point. Ha vissuto in Malesia, Panama e Iran. Il suo curriculum politico oscilla tra posizioni considerate di estrema destra e di estrema sinistra: da studente era democratipco e si oppose alla guerra in Vietnam. Poi lo spostamento verso i repubblicani, però sempre con le correnti più libertarie, contro la presenza dello Stato nell’economia. Dopo la laurea in California, lavorò come impiegato per la Cia dal 71 al 78. Poi studiò legge e trovò un posto come procuratore in Georgia. Si distinse nella “War on drugs” e per le posizioni antiabortiste che lo fecero attaccare duramente da quello che adesso è il suo partito. Ma solo da due anni. In politica approda infatti coi repubblicani: è eletto deputato in Georgia dal 1995 al 2003 e nei suoi anni al congresso si mette in mostra come uno dei più accaniti persecutori di Bill Clinton nel caso Lewinsky. Barr è stato nel consiglio di amministrazione della Nra (la lobby delle armi) dal 2001 al 2007. In polemica con Bush, passò al Partito Libertario nel 2006. Ora ne è il candidato dopo le primarie del 25 maggio e rischia di portarlo a vette mai pensate prima, considerando che il punto più alto mai raggiunto da quello che è uno dei più longevi “third parties” d’America è l’1,1percento racimolato da Ed Clark e David Koch nel 1980. I suoi elettori non sono classificabili in modo semplicistico come “destra” o “sinistra”: il loro motto è “Chi baratta la libertà con la sicurezza non si merita nessuna delle due”.
Non interventismo in politica estera. Massima libertà di commercio e di migrazione, forti libertà civili (anche sulle droghe e sull’aborto), privatizzazione del welfare e della sanità, dominio dell’individuo sullo Stato, taglio radicale delle tasse. A Bush criticano il “Patriot Act“(”Nessuno dovrebbe spiare i cittadini americani senza una buona ragione”), le limitazioni delle libertà civili, la “guerra al terrorismo”, l’invasione dell’Iraq. I democratici sono accusati di Statalismo, spesa pubblica e limitazioni alla libertà di portare armi. Mc Cain è un guerrafondaio incoerente spendaccione di soldi pubblici. Neppure lo stesso Barr però è un mostro di coerenza: da deputato votò per il “Patriot Act” (”Ma per porvi dei limiti”, dice), per la guerra in Iraq (”Ma bisogna porre fine all’occupazione”), contro l’utilizzo medico della marijuana. Per questo è più popolare tra i conservatori. I suoi sostenitori sono pazzi di lui e danno del “socialista” a Mc Cain (il che non deve fargli affatto piacere, vista la sua reputazione di guerriero anticomunista). Lanciano messaggi come “Non scegliere il minore tra due mali”, “Grandi partiti = Corruzione”, “Meno Stato, più federalismo”. E, sfruttando la robusta dose di antipolitica in crescita tra i repubblicani delusi, potrebbero davvero fare un grosso favore al vero spauracchio della destra americana più intransigente: Obama alla Casa Bianca.
Info: http://www.movimentolibertario.it/home.php
Sembra sempre più forte insomma, fra gli statunitensi, l'avversione alle politiche dell'amministrazione Bush: dalla guerra al Patrioct Act, c'è voglia di meno Stato e di più libertà. Il “Bob” in questione è un sessantenne dell’Iowa, baffetti alla D’Alema e capelli candidi. Il candidato del semisconosciuto “Libertarian party“. Semisconosciuto in Europa, perché in Usa, nell’ultimo sondaggio condotto alla fine di giugno da Zogby, Mr Barr è dato al 6 per cento nelle preferenze degli americani. Lungi dal poter aspirare a una vittoria a novembre, certo (ha raccolto appena 300mila dollari dai suoi sostenitori), ma abbastanza da rompere le scatole ai due protagonisti, quelli che si prendono tutti i giorni le copertine, Barack Obama e John Mc Cain. Soprattutto il secondo deve temere un possibile exploit dell’outsider Bob: nel 2000 al democratico Al Gore furono fatali i 90mila voti raccolti dal verde Ralph Nader in Florida (ironia della sorte, il campione mondiale degli ambientalisti sconfitto per colpa dei verdi). E otto anni prima, la candidatura indipendente del miliardario Ross Perot tolse voti a Bush senior per la gioia di Bill Clinton. Ora, sempre secondo questo sondaggio, Barr potrebbe togliere al reduce del Vietnam (già in svantaggio rispetto a Obama, con un 38 per cento rispetto al 44 dell’afroamericano) un 7 per cento dei voti. Ma chi è questo Barr che attacca il bipartitismo come un Casini d’oltreoceano? E chi lo sostiene? Nato il 5 novembre 1948 in Iowa City, Iowa, suo padre era un militare dell’accademia di West Point. Ha vissuto in Malesia, Panama e Iran. Il suo curriculum politico oscilla tra posizioni considerate di estrema destra e di estrema sinistra: da studente era democratipco e si oppose alla guerra in Vietnam. Poi lo spostamento verso i repubblicani, però sempre con le correnti più libertarie, contro la presenza dello Stato nell’economia. Dopo la laurea in California, lavorò come impiegato per la Cia dal 71 al 78. Poi studiò legge e trovò un posto come procuratore in Georgia. Si distinse nella “War on drugs” e per le posizioni antiabortiste che lo fecero attaccare duramente da quello che adesso è il suo partito. Ma solo da due anni. In politica approda infatti coi repubblicani: è eletto deputato in Georgia dal 1995 al 2003 e nei suoi anni al congresso si mette in mostra come uno dei più accaniti persecutori di Bill Clinton nel caso Lewinsky. Barr è stato nel consiglio di amministrazione della Nra (la lobby delle armi) dal 2001 al 2007. In polemica con Bush, passò al Partito Libertario nel 2006. Ora ne è il candidato dopo le primarie del 25 maggio e rischia di portarlo a vette mai pensate prima, considerando che il punto più alto mai raggiunto da quello che è uno dei più longevi “third parties” d’America è l’1,1percento racimolato da Ed Clark e David Koch nel 1980. I suoi elettori non sono classificabili in modo semplicistico come “destra” o “sinistra”: il loro motto è “Chi baratta la libertà con la sicurezza non si merita nessuna delle due”.
Non interventismo in politica estera. Massima libertà di commercio e di migrazione, forti libertà civili (anche sulle droghe e sull’aborto), privatizzazione del welfare e della sanità, dominio dell’individuo sullo Stato, taglio radicale delle tasse. A Bush criticano il “Patriot Act“(”Nessuno dovrebbe spiare i cittadini americani senza una buona ragione”), le limitazioni delle libertà civili, la “guerra al terrorismo”, l’invasione dell’Iraq. I democratici sono accusati di Statalismo, spesa pubblica e limitazioni alla libertà di portare armi. Mc Cain è un guerrafondaio incoerente spendaccione di soldi pubblici. Neppure lo stesso Barr però è un mostro di coerenza: da deputato votò per il “Patriot Act” (”Ma per porvi dei limiti”, dice), per la guerra in Iraq (”Ma bisogna porre fine all’occupazione”), contro l’utilizzo medico della marijuana. Per questo è più popolare tra i conservatori. I suoi sostenitori sono pazzi di lui e danno del “socialista” a Mc Cain (il che non deve fargli affatto piacere, vista la sua reputazione di guerriero anticomunista). Lanciano messaggi come “Non scegliere il minore tra due mali”, “Grandi partiti = Corruzione”, “Meno Stato, più federalismo”. E, sfruttando la robusta dose di antipolitica in crescita tra i repubblicani delusi, potrebbero davvero fare un grosso favore al vero spauracchio della destra americana più intransigente: Obama alla Casa Bianca.
Info: http://www.movimentolibertario.it/home.php
8 commenti:
Sarebbe interessante sapere in quali stati ha le maggiori percentuali di consenso elettorale...
Ciao Domenico
in effetti io simpattizzavo per ron paul, bob non mi piace tanto ma politicamnte credo sia da sostenere perchè è l'unico chè può far arrivare il libertarian party al 6% superando il limite storico del 1.1%
io spero che si comporti da libertarian e da nient'altro.
bel blog
grazie antonio
spero proprio in un buon risultato di bob barr specialmente in alcuni stati strategici (vedi florida) perchè un aumento di voti per il partito libertario toglierebbero voti a quell'interventista di McCain. al giorno d'oggi "devo" tifare per obama perchè mi sembra l'unico che può far qualcosa per rissolevare l'america
che dirti che rimanga tra noi ma hai ragione obama è il male minore nonostante non lo condivida proprio anzi condivido tutte le critiche di chomsky ad obama.... ma d'altronte barr può far esplodere di gioia il libertarian party anche se barr a me mi sa poco di libertario e un pò abbastanza di repubblicano (che sono coloro che rovinano questa terra) ma sostengo ugualmnte barr per il futuro del partito libertario..... si sente che mi manca ron paul ma tra McCain e obama cento volte meglio Obama... anche se c'è da piangere!
ti dico che un buon risultato di barr (che anche a me lascia abbastanza perplesso) porterebbe a 2 buoni risultati: il primo (e più importante) quello di un risollevamento del partito libertario che nelle ultime 2 elezioni ha perso voti ed è stato superato da altri partiti minori, il secondo quello di una perdita di voti da parte del GOP e quindi una conseguente possibile vittoria di Obama
si son d'accordo buccia.......
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