SITO ANARCOLIBERALE A CURA DI DOMENICO LETIZIA. Laboratorio per un Neo-Anarchismo Analitico che sia Liberoscambista, Volontarista, Possibilista e Panarchico con lo sguardo verso i valori del Liberalismo Classico, del Neo-mutualismo e dell'Agorismo. Un laboratorio che sperimenti forme di gestione solidali, di mercato dencentralizzato e di autogestione attraverso l'arma della non-violenza e lo sciopero fiscale, insomma: Disobbedienza Civile

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martedì 7 ottobre 2008

Ah! Dannate tasse...


Dibattito tra libertari sulla questione tassazione:

Massimo Ortalli su Rivista ''A'' (http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/337/113.htm#1)

Risposta:

Gentile redazione,
ho trovato equilibrato l´intervento di Massimo Ortalli sulla questione tributaria del punto di vista dell´anarchico.
Tuttavia il discorso è incompleto. Si omette di precisare che lo Stato è ricchissimo (il deficit di bilancio è una bufala, come ho argomentato altrove), e che le tasse non servono affatto ai "servizi", ma a tenere soggiogato il cittadino, non solo con il prelievo, ma anche con adempimenti sanzionati.
È inutile che vi ricordi che tutte le rivoluzioni e i moti della storia hanno avuto una radice fiscale, ma proprio la retorica dei "servizi" ha attenuato la percezione del carattere coercitivo del fisco, instillando un senso di colpa nell´evasore ( parte che non può evadere chi è soggetto a ritenuta d´acconto).
Nella tradizione americana la questione è più sentita che da noi (Thoureau, Tucker), il che non significa che gli evasori vadano santificati: è gente che, molto spesso, ai più alti livelli, dallo Stato ci guadagna con concessioni e prerogative. Evadere. Per loro, è solo un arrotondamento nel rapporto con lo Stato.
Fabio Nicosia

Risposta:
Nella lettera di Fabio Nicosia la "questione tasse" viene affrontata partendo da una nuova prospettiva, tale da spostare significativamente i termini del discorso. Se nella precedente risposta alla lettera di Luca Mioli discutevamo su quale dovesse essere la risposta del singolo individuo alla domanda "evasione sì evasione no", ora veniamo a parlare di ciò che potremmo definire come "rivolta fiscale" o anche, per paradosso, "evasione di massa organizzata".Nella cultura nordamericana il tema della tassazione e del ruolo dello Stato nella società è particolarmente sentito, e ne è esempio la scintilla fiscale che scatenò la Rivoluzione americana contro gli inglesi. Al tempo stesso è innegabile la centralità che hanno, nel dibattito politico, la necessarietà e la presunta invadenza dell´intervento statale nella vita dei cittadini. Tucker e Thoreau, mi pare, contestavano la legittimità di una certa imposizione fiscale, imputando allo Stato la mancanza di quella funzione etica che avrebbero voluto attribuirgli. Quindi la loro non era una opposizione alle tasse in quanto tali, ma piuttosto al loro cattivo, o presunto tale, utilizzo. In un certo senso a loro si ispiravano gli obiettori fiscali che, in tempi recenti, si rifiutavano di versare allo Stato italiano l´equivalente delle spese militari. Diversa la posizione degli anarcocapitalisti, i quali contestano tout court la legittimità delle tasse in quanto atto autoritario, affermando però, pur se nascondendosi dietro raffinati sofismi, la legittimità di un atto ben più autoritario quale lo sfruttamento "egoistico" delle risorse naturali e della forza lavoro altrui.Dove stare dunque? Cosa scegliere? Personalmente ritengo che l´unica risposa "anarchica" sia quella che le tasse non si pagano solo abbattendo lo Stato che le esige e costruendo una società talmente solidale e collaborativa che di tasse non ne abbia più bisogno. In mancanza, o nell´attesa, che fare? E allora torno alle conclusioni della mia precedente risposta.
Massimo Ortalli

Anarcoliberali.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Penso che la questione delle tasse sia delicata, almeno per ciò che riguarda quelle dirette. Su quelle indirette, sul monopolio, la questione invece non si pone perchè non sono giustificabili in alcun modo.
Nel momento in cui si è purtroppo parte di uno stato teoricamente è giustificabile che esso abbia degli introiti per assicurare servizi ai più bisognosi, per operare una equa ridistribuzione senza della quale ci sarebbe una forte disparità sociale. Dico teoricamente perchè oggi la tassazione viene impiegata per salvare l'Alitalia, per dar da mangiare ai sazi. Secondo la mia accezione non userei quindi il termine tasse che ha, come scritto nell'articolo, un carattere anche coercitivo. Piuttosto di "contributo solidale". Non a caso, anche se siamo molto distanti da quello che vorrei far intendere, in alcuni welfare state dove TUTTI pagano le tasse le cose funzionano non malissimo (mi riferisco esclusivamente ai paesi scandinavi), almeno da un punto di vista della giustizia sociale. E' ovvio però che si tratta pur sempre di qualcosa di autoritario, di imposto dall'alto, quindi antiliberale e, parliamoci chiaro, è utipistico vedere oggi la tassa come un contributo solidale. Quindi l'unico vero modo è passare come giustamente si legge ad una società collaborativa e solidale, che è diametralmente opposta a quella che ammette la presenza dello stato. Bisogna quindi parlare di federalismo e di piccole comunità indipendenti nelle quali il concetto di tassazione svanisce, sostituito da quello di solidarietà, non solo di carattere economico.
In definitiva fin quando si è costretti ad essere prigionieri dello stato la tassazione, se equa ed esclusivamente indiretta (tutto il contrario di quella berlusconiana), non rappresenta un male assoluto. L'unica vera battaglia è quella contro lo stato in quanto tale.

Blog su blogger di Tescaro ha detto...

Sono d'accordo il federalismo e non solo quello fiscale potrebbe essere la via giusta da seguire per la ripartizione equa delle tasse.

Domenico Letizia ha detto...

si, sono d'accrordo sono contento di vedere A.M di condivdiere il pensiero di Nicosia anarchico liberale, il federalismo alla lega è una schifezza ed è giusto secondo me quello che dice anche tiziano.

Anonimo ha detto...

L'imposizione fiscale come balzello/tangente a favore di classi dirigenti e privilegiate invece che come contributi di tutti all'istituzione di una reciprocità attiva ed efficente: sono modi di intendere la politica come esercizio del comando che la snatura ed espropria sia chi la esercita che chi la subisce delle sue carattetristiche umane.
L'autotassazione non è utopia.
PMT

Anonimo ha detto...

Sia chiaro, il federalismo della lega è solo un riadattamento del fascismo su scala locale, di stampo razzista e ultraprotezionista. Io parlo di altro federalismo, quello proudhoniano. Anche in questo caso forse bisognerebbe chiamarlo in altro modo, o si rischia di far propaganda ai neofascisti.

Domenico Letizia ha detto...

''Sia chiaro, il federalismo della lega è solo un riadattamento del fascismo su scala locale, di stampo razzista e ultraprotezionista. Io parlo di altro federalismo, quello proudhoniano. Anche in questo caso forse bisognerebbe chiamarlo in altro modo, o si rischia di far propaganda ai neofascisti.''

credo invece che siano loro che debbano cambiare nome perchè il termine federalismo è intrinseco al pensiero libertario. ovvio che con la lega qui nessuno a che vedere.

Domenico Letizia ha detto...

L'autotassazione non è utopia.

si sono d'accordo a condizione che sia una scelta volontaria e libera,
ciao passa spesso anty...

"Il mio identikit politico è quello di un libertario, tollerante. Se poi anarchico l'hanno fatto diventare un termine orrendo... In realta' vuol dire solo che uno pensa di essere abbastanza civile da riuscire a governarsi per conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia, le stesse capacità" ( Fabrizio De André )