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lunedì 15 settembre 2008

Proudhon e la democrazia


Il testo seguente è stato scritto poche settimane dopo la Rivoluzione del febbraio 1848 che a Parigi aveva sostituito la monarchia costituzionale del re Luigi-Filippo con una repubblica nominalmente democratica.

Buona lettura:


“L’illusione della democrazia nasce dall’esempio della monarchia costituzionale - la pretesa di organizzare il governo attraverso mezzi rappresentativi. Né la Rivoluzione del luglio 1830 né quella del febbraio 1848 sono sufficienti per far luce sul presente. Ciò che vogliono è sempre la diseguaglianza delle opportunità, la delega della sovranità e un governo di persone influenti. Anziché dire, come ha fatto M. Thiers, “il re regna e non governa” la democrazia dice “il popolo regna e non governa”, il che significa negare la Rivoluzione”.

“Dal momento che, secondo l’ideologia dei democratici, il popolo non può governare se stesso ed è costretto a scegliersi ei rappresentanti che governano per delega, conservando però il diritto di revisione delle regole, si suppone che così il popolo sia messo nelle condizioni di essere almeno rappresentato, e che possa esserlo fedelmente … Questa ipotesi è del tutto falsa; non c’è e non ci potrà mai essere legittima rappresentanza del Popolo. Tutti i sistemi elettorali sono meccanismi di inganno: conoscerne uno è sufficiente per condannarli tutti”.

“Affinché un deputato possa effettivamente rappresentare i propri elettori, è necessario egli rappresenti tutte le idee sono concorse alla sua elezione … ma, con il sistema elettorale. Il deputato, il sedicente legislatore inviato dai cittadini per riconciliare tutte le idee e tutti gli interessi nel nome degli individui, rappresenta sempre solo un’idea, un interesse. Il resto è escluso senza mezzi termini. Per chi fa le leggi alle elezioni? Chi decide la scelta dei deputati? La maggioranza, la metà più uno dei voti. Da questo ne consegue che la metà meno uno degli elettori non è rappresentata o che lo è malgrado se stessa; che di tutte le opinioni che dividono i cittadini, una sola, nella misura in cui il deputato abbia un parere in merito, arriva al legislatore; e, infine, che la legge, che dovrebbe essere l’espressione della volontà del popolo, non è altro che l’espressione della volontà di metà della popolazione”.

“Il risultato è che nella teoria dei democratici il problema consiste nell’eliminare, con il meccanismo della farsa a suffragio universale, tutte le idee tranne quella che consolida il consenso, e di dichiarare che il sovrano ha la maggioranza.”

“… In ogni sorta di governo il deputato rende conto al potere, non al paese …
[È necessario] che egli sia padrone del suo voto, cioè che abbia facoltà di scambiarlo, che il mandato abbia un termine definito di almeno un anno, durante il quale il governo, in accordo con i deputati, farà quel che gli interessa rafforzando la legge attraverso l’esercizio del suo libero arbitrio…”

“… Se la monarchia è martello che schiaccia il popolo, la democrazia è l’ascia che lo divide; l’uno e l’altro concorrono ugualmente alla morte della libertà …”

“In virtù del principio democratico, tutti i cittadini devono partecipare alla creazione della legge … [e] devono pagare tutti il loro debito verso la loro terra natia, come contribuenti, giurati, giudici e soldati.”

“Se le cose andassero in questo modo, l’ideale della democrazia sarebbe raggiunto. La società avrebbe un’esistenza normale, che si svilupperebbe direttamente in accordo con i suoi principi, come fanno tutte le cose che vivono e crescono”.

“È completamente diverso nella democrazia [rappresentativa], che secondo i suoi sostenitori esiste unicamente solo nel momento delle elezioni e per la formazione del potere legislativo. Una volta passato questo momento, la democrazia si ritira; si ritira in sé, ed inizia di nuovo il suo lavoro anti-democratico”.

“In realtà non è vero, in nessuna democrazia, che tutti i cittadini partecipano alla formazione del diritto; tale processo è prerogativa riservata ai rappresentanti”.

“Non è vero che essi deliberano in tutti gli affari pubblici, nazionali ed esteri; questa è facoltà esclusiva dei ministri, neppure dei rappresentanti. I cittadini discutono le questioni, i ministri le decidono.”

“Non è vero che i cittadini partecipano alla nomina dei funzionari. È il potere che nomina i suoi subalterni, a volte secondo lo farà secondo il suo arbitrio, altre secondo determinate condizioni di convenienza e propaganda perché l’asservimento dei funzionari e l’accentramento del potere richiedono che sia così…”

“… In base alla teoria della democrazia, il popolo non è in grado di governare se stesso; la democrazia, come la monarchia, dopo aver posto come sua linea di principio la sovranità del popolo, si conclude dichiarando l’incapacità del popolo a governarsi!”.

“Questo è ciò che intendono i democratici che, una volta nel governo, sognano solo di consolidare e rafforzare l’autorità nelle loro mani.”


Articolo tratto da: http://rantasipi.wordpress.com/2008/08/19/pj-proudhon-e-la-democrazia/

7 commenti:

Blog su blogger di Tescaro ha detto...

Ciao Domenito sono tornato dalle vacanze ed ora con calma rispondero a tutti.

Ti ringrazio del link e il mio commento ristretto è che a questo punto la decisione è stata fatta al consiglio di stato e nulla potranno i pacifisti "no dal molin" la battaglia semmai deve essere solo legale per le esisi speranze che rimangono ancora...

Domenico Letizia ha detto...

ben tornato tiziano

Anonimo ha detto...

Oh, ma che fai, mi copi i post? Citare la fonte sarebbe gradito, oltreché corretto. Grazie.

Domenico Letizia ha detto...

ciao, non sapevo che avessi già scritto questo post ho trovato questo scritto in un forum, come avrei notato quando riporto un post metto sempre la fonte, dammi il link dell'articolo e provvedo subito,
grazie,
ciao

Domenico Letizia ha detto...

rantasipi trovato e aggiunto il link....

Anonimo ha detto...

Grazie. Curiosità, in quale forum l'hai trovato?

Domenico Letizia ha detto...

in un vecchio forum denominato cultura Libertaria, ora non mi fa entrare più penso sia stato cancellato, anche perchè pubblico il manuale del piccolo anarchico e forse ha dato fastidio a qualcuno,
ciao.

"Il mio identikit politico è quello di un libertario, tollerante. Se poi anarchico l'hanno fatto diventare un termine orrendo... In realta' vuol dire solo che uno pensa di essere abbastanza civile da riuscire a governarsi per conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia, le stesse capacità" ( Fabrizio De André )