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sabato 3 maggio 2008

BONINO: IN AGGUATO LA “FAME NEL MONDO”

(dal Il Giornale di Sicilia - 1 maggio 2008)

In Europa ci sono 74 milioni di persone che vivono al limite della soglia di povertà. Nei giorni scorsi il direttore della Fao, Jacques Diouf ha avvertito il rischio che l’emergenza sfoci in guerra civile. Ma quanto è fondato questo allarme? Ne parliamo con Emma Bonino, ministro del Commercio con l’Estero.

Ministro, com’è la situazione?
“Credo sia un allarme da non prendere alla leggera. E pensare che sono passati 25 anni da quando noi Radicali conducemmo la battaglia contro lo sterminio per fame! Oggi le ragioni dell’allarme sono ancora più complesse di allora: l’impetuoso sviluppo economico di interi “continenti”, dalla Cina all’India e non solo, con un contestuale e positivo miglioramento della qualità della vita per centinaia di milioni di persone; gli andamenti demografici – 80 milioni di nuovi nati l’anno – e l’aumento dell’aspettativa di vita in quasi tutto il mondo. Tutto questo ha accresciuto in maniera vertiginosa la domanda di prodotti alimentari. Evidentemente l’offerta nell’immediato non riesce a tenere il passo. Dunque ci sono tutti gli elementi per un nuovo problema “fame nel mondo” e, nei Paesi più fragili, di un possibile “sterminio” per fame. Per questo è urgente intervenire subito con aiuti alimentari alle popolazioni più bisognose e l’appello per raccogliere due miliardi e mezzo di dollari per una risposta “immediata” lanciato da Berna, dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, va in questa direzione”.

Che fare?
“Nel medio periodo occorre aiutare i Paesi in via di sviluppo, come pure quelli industrializzati, ad accrescere la produzione di derrate agricole e accelerare la ricerca sui biofuel da prodotti non commestibili. E, soprattutto, insistere dal punto di vista demografico per un “rientro dolce” con politiche di emancipazione e di diritti alle donne e di pianificazione famigliare e contraccezione”.

Questo rincaro delle materie prime alimentari è solo occasionale oppure è un fenomeno destinato a durare?
“Purtroppo, le previsioni indicano una forte tensione dei prezzi delle materie prime alimentari, anche a causa di forti fenomeni speculativi che incidono per oltre il 10%. Credo che se non interveniamo subito vi è il rischio di un accentuarsi di queste tensioni. Non a caso il presidente della Banca Mondiale, Robert Zoellick, ha avvertito che i prezzi del grano e del riso resteranno ancora alti. E’ necessario che Ue, G8 e le principali organizzazioni internazionali intervengano subito rivisitando le politiche sui bio-carburanti e promuovendo accordi commerciali per incentivare le produzioni alimentari nei Paesi in via di sviluppo. E poi ci sarebbe da accelerare il negoziato di Doha, ma su questo versante sappiamo che le condizioni politiche non ci permetteranno grandi passi avanti”.

Gli Ogm possono essere una risposta per calmierare i prezzi?
“Soprattutto per aumentare la produzione. Da sempre ritengo che dobbiamo guardare agli Ogm senza pregiudizi ideologici, riconoscendone i benefici dove ci sono e senza demonizzazioni”.

Quanto incidono i bio-carburanti nel boom dei prezzi alimentari?
“La messa a coltura di estese superfici coltivate per la produzione di prodotti necessari a bio-carburanti ha sottratto terre alle produzioni più tradizionali, rilegandole in terre a bassa rendita. Il risultato è stato la diminuzione. E quindi l’aumento dei prezzi. Come ho detto è una scelta che va rivista. E rapidamente, anche se è sbagliato ritenere che siano gli unici o i principali responsabili della situazione attuale”.

Il prezzo del petrolio viene avvistato a 200 dollari e le energie alternative, al momento sono poco competitive. Che fare?
“In effetti, dopo gli ultimi rincari, nessuno azzarda più sorrisetti di scetticismo quando si parla di 200 dollari! Dobbiamo rafforzare la cooperazione internazionale ed evitare che si inneschino fenomeni speculativi. L’energia è un tema a forte impatto anche in termini di sicurezza politica (basta guardare quello che è successo in Iraq e in Iran in questi ultimi decenni). Noi dobbiamo cercare di trovare una soluzione tra le esigenze dei paesi industrializzati e quelle dei Paesi produttori. Ma tutti devono essere consapevoli che non conviene a nessuno che Usa e Europa siano trascinate in una situazione di recessione o di rallentamento economico”.
“Penso che sul nucleare si farebbe bene ad andare avanti nella ricerca verso un nucleare sicuro, preferibilmente partecipando ai grandi consorzi internazionali e senza dimenticare che la tecnologia nucleare non è comunque una tecnologia “come tutte le altre”, per non parlare dei tempi lunghi e degli ingenti capitali indispensabili per la costruzione di nuove centrali. Ma a partire dal nostro Paese continuo a ritenere che una grande fonte energetica sia data dal “risparmio” e dall’efficienza energetica, un aspetto sempre troppo sottovalutato, oltre all’importanza di uno sforzo per l’utilizzo e la ricerca sulle fonti alternative”.

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