SITO ANARCOLIBERALE A CURA DI DOMENICO LETIZIA. Laboratorio per un Neo-Anarchismo Analitico che sia Liberoscambista, Volontarista, Possibilista e Panarchico con lo sguardo verso i valori del Liberalismo Classico, del Neo-mutualismo e dell'Agorismo. Un laboratorio che sperimenti forme di gestione solidali, di mercato dencentralizzato e di autogestione attraverso l'arma della non-violenza e lo sciopero fiscale, insomma: Disobbedienza Civile

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martedì 20 gennaio 2009

L' Anarcoliberismo è di sinistra


(Alcuni appunti di D. Fidone)

E' ormai generalmente riconosciuto (tranne dagli statalisti più ottusi) che il sistema di mercato è, per chi ne può fare uso, quello preferibile. Allora la soluzione più logica non è tentare di limitarlo, ma renderne possibile l'accesso a tutti.
E questo si può ottenere pienamente proprio abolendo lo stato, che attraverso i suoi monopoli (in particolare quello della moneta e della legittimazione/protezione dei diritti di proprietà) rende il benessere economico prerogativa di pochi.
La libertà monetaria comporterebbe infatti credito accessibile a tutti e quindi chance per tutti, anche partendo da zero. Caduto l'obbligo di accettazione della valuta nazionale, la concorrenza di più monete private sullo stesso territorio costringerebbe gli istituti di emissione ad incentivare la creazione di ricchezza fruibile dalla propria utenza, concedendo finanziamenti a prescindere dalla presenza o meno di garanzie, con il solo obbligo di accettare la moneta dell'ente finanziatore una volta avviata l'attività economica finanziata. In tal modo praticamente tutte le idee o capacità individuali potenzialmente fruttuose troverebbero finanziamenti, anche se provenissero da nullatenenti.
Inoltre la libera concorrenza nella formazione e protezione dei diritti di proprietà comporterebbe una loro distribuzione più equa e più conveniente per tutti, senza privilegi o rendite parassitarie garantite a pochi.
Queste considerazioni completano quelle esposte da Giavazzi e Alesina ne "il liberismo è di sinistra", ove ovviamente viene presa in considerazione solo quella parte sia pur importante di liberismo che di per sè non necessiterebbe, almeno teoricamente, l'abolizione completa dello stato......

Che due economisti autorevoli riconoscano che la libertà economica ed il mercato non producono necessariamente diseguaglianze, come generalmente si crede, ma anzi la riducono.
Ovvia l'irritazione dei falsi liberisti di destra, così come degli statalisti di "sinistra". Sono dei miti da sfatare ed in questo Giavazzi va nella nostra stessa direzione.
Del resto chi se non i liberisti dovrebbe sfatare il mito marxiano, o meglio socialdemocratico, dello stato come benefattore del popolo e del mercato come suo nemico?
Oggi questa colossale mistificazione sembra che cominci a scricchiolare. Anche se non bisogna dimenticare che, seppur minoritaria, una tradizione liberista di sinistra è esistita fin dall'800: ne sono esempi Ben Tucker, Enrico Leone, Salvemini, fino ad arrivare agli odierni left-libertarians, passando per esponenti della "old right" come Albert jay Nock e Frank Chodorov che oggi potrebbero tranquillamente essere considerati liberisti di sinistra, in quanto apertamente georgisti e fortemente critici sulle rendite catastali.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Domenico,

ti ricordi che ti avevo chiesto info sulla Federazione Anarchica Italiana. Ci ho pensato più volte. Non sono convinto, perché mi rendo conto che hanno mlte contraddizioni. E' vero: la contraddizione è qualcosa di connaturato nell'uomo, ma essere in tutto e per tutto contro il giusnaturalismo vuol dire essere in tutto e per tutto a favore dello stato. Essere anarchici statalisti vuol dire fare il gioco degli organi statali. Non concepiscono il libero mercato. Non riflettono sullo status in cui siamo attualmente: non si chiedono quale sia il livello di libertà che noi viviamo nella nostra società oggi. Ho l'impressione demotivante che siano superficiali e che per questa ragione sia completamente innocui all'establishment così come esso è costituito.

D'altra parte il movimento libertario guidato da L. Facco non mi convince, sebbene si riferisca espressamente a Rothbard.

Non so. Forse un giorno deciderò di andare alla Fai, anche se il fatto che trascurino pesantemente l'aspetto economico mi fa venire voglia di tirarmi indietro.

Fatti sentire.
A presto.

dimoites

Domenico Letizia ha detto...

e hai centrato la cosa.
Se non senti il bisogno di entrare nella Fai non lo fare, altrimenti potresti solo collaborare con quelle iniziative antimilitariste o altro che trova d'accordo anche con la tua idea.
Non è indispenzabile entrare in un organizzazione al 100% come non è indispensabile entrarci proprio. tutto sta alla base di una libera scelta, ti posso dire di provare ad occuparti di qualche problemtacica, ma fato sta che da ''indipendente'' si lavora meglio.
Tuttavia, si sta portando avanti un progetto con alcuni anarchici di mercato assolutamente non paleolibertari e anticonservatori, quindi quell'anarcoliberismo che in italia manca ma bisogna atttendere un pò, se ti fa piacere ti farò sapere in pvt più approfonditamente, ma penso che questo progetto possa stuzzicarti veramente.
saluti.

Anonimo ha detto...

grazie mille, Domenico. Io continuo a studiare per conto mio. E mi rendo sempre più conto che non c'è molto da noi, nel nostro Paese, di organizzato in relazione al libero mercato ispirato all'analisi di Mises e di Rothbard. Ho scoperto recentemente l'Istituto Bruno Leoni. Ho letto qualcosa, ma devo continuare per capire meglio. Alcune riflessioni che ho letto sul loro sito mi sembrano interessanti.

Di dove sei?

dimoites

Domenico Letizia ha detto...

Maddaloni prov (Ce.).
Ibl è un istituo per il libero mercato, interessante da leggere, ma secondo la mia opinione lo sbaglio dell'istituo è quello di voler influenzare la politica e i politici in particolare, non cercare consenso tra i cittadini e cercar di cambiar le idee... tant'è vero che finisce col essere poco aggressivo e di scendere a compromesso con le stesse idee fondatori dell'istituto.
Per un anarcoliberlismo nuovo è in fondazione questo sito: http://www.claustrofobia.org/, ma per ora non troveri niente, è ancvora in fase di progettazione, ma appena sarà in funzione credo sia importantissimo diffonderlo e fare in modo che abbia una sua importanza all'interno del libertarismo.

"Il mio identikit politico è quello di un libertario, tollerante. Se poi anarchico l'hanno fatto diventare un termine orrendo... In realta' vuol dire solo che uno pensa di essere abbastanza civile da riuscire a governarsi per conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia, le stesse capacità" ( Fabrizio De André )