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giovedì 23 luglio 2009

Intervista a Nicola Iannello: Lo Stato è destinato a tramontare come ogni opera umana


Ciao Nicola, è un vero piacere ospitarti per la prima volta sulle pagine della nostra rivista. Approfittiamo di te per una conversazione “forte” sulla libertà, sul libertarismo e l’anarchia.Inziamo con due grandi autori: John Locke prima e Isaiah Berlin dopo, espressero il concetto della “libertà di” – o libertà negativa – contrapponendolo al concetto liberale di “libertà da” o libertà positiva”. Come possiamo declinare tutto questo oggi?

Il cambiamento di significato del termine libertà è uno dei problemi salienti della riflessione e della pratica politica del Novecento.
Prima, la libertà era un valore da difendere contro gli abusi, soprattutto del potere politico.
Ora, la libertà è un obiettivo da realizzare proprio grazie all’intervento del potere politico.
La cura della libertà da parte dello Stato è uno dei mutamenti epocali della nostra epoca e dimostra la grande capacità di espansione che hanno gli esponenti della classe politica: coloro che rappresentano i maggiori nemici della libertà riescono a spacciarsi per i suoi paladini.
Il vero trionfo dello Stato è far dimenticare le proprie colpe per diventare la soluzione di ogni problema.
Occorre invece riaffermare il principio che libertà e potere politico sono antitetici e che l’”invenzione” della libertà positiva è stato il cavallo di Troia per permettere al potere politico di entrare nel fortilizio della libertà.
Il liberalismo ha ancora senso solo se lo si interpreta come libertarismo?
Da parte mia, credo che in un’epoca in cui tutti fanno finta di definirsi liberali, esserlo veramente implichi proclamarsi libertari, ovvero liberali integrali, a 360 gradi. Ma forse oggi non è più vero che tutti si proclamano liberali, come sembrava all’indomani del crollo del muro di Berlino.
In quegli anni, politici e intellettuali che mai si erano proclamati liberali, si aggrapparono all’unico “ismo” sopravvissuto alle catastrofi del Novecento.
Oggi molti hanno abbandonato il liberalismo, dimostrando che la loro folgorazione era solo strumentale. Liberali o libertari, la cosa fondamentale è far comprendere che si sostiene la libertà individuale senza compromessi.

Cosa significa essere anarchici oggi? Non pensi che l’anarchismo ormai – come il liberismo – sia associato esclusivamente a prerogative negative e fuorvianti?

L’anarchismo in Italia è spesso associato a idee contrarie alla proprietà privata e al mercato: si tratta dell’anarchismo classico, alla Bakunin per intenderci.
Ma esiste anche un altro modo per definirsi anarchici oggi: ed è proclamarsi libertari o anarcocapitalisti.
L’importante è non far cadere gli interlocutori in incomprensioni.
Ma ancor più importante è far comprendere come la coercizione politica e la sua monopolizzazione nelle mani dell’apparato dello Stato sono ingiustificabili da qualunque punto di vista e che lo Stato, come è nato e si è sviluppato, così un giorno è destinato a tramontare, come tutte le istituzioni umane.
La comprensione della storicità dello Stato – il contrario del dogma della sua eternità, propagandato dai suoi cantori – è un aspetto fondamentale della battaglia delle idee.

Una curiosità: in “La società senza stato” in copertina c’è Murray Rothbard con il pugno sinistro alzato. Che significato aveva quel gesto?

Abbiamo messo quella foto in copertina proprio per il suo significato paradossale: si tratta di un gesto casuale che ci è piaciuto considerare in modo ironico.
Chi oggi invece quel gesto lo fa seriamente o non sa cosa significa o è prigioniero di un’ideologia che ovunque si è affermata ha portato oppressione e miseria.

Lo Stato in quanto tale è un fenomeno moderno e possiamo affermare che nei tempi a noi contemporanei “più stato” sia diventata una richiesta, non solo accettata da tutti, ma quasi scontata, quasi fosse l’unica soluzione ragionevole. Perchè questo massiccio ritorno allo Stato?

Lo Stato non è mai andato via e quindi non possiamo parlare di un suo ritorno.
Per un certo periodo, che si suole far coincidere con le esperienze politiche di Margaret Thatcher in Gran Bretagna e di Ronald Reagan negli Stati Uniti, si è pensato che il mercato prendesse la sua rivincita e che la mano pubblica potesse essere rimessa in tasca, per dir così.
In effetti, nel dibattito pubblico si è cominciato a parlare di diritti di proprietà, iniziativa individuale, imprenditoria, come mai prima si era fatto. E i nomi della Thatcher e di Reagan sono stati issati come vessilli dai sostenitori delle ragioni dell’individuo. A conti fatti, la ritirata della mano visibile è stata strategica e più di facciata che altro.
Tassazione, spesa pubblica, regolamentazione, burocratizzazione non sono certo diminuite nelle nostre società.
Ciò che ha provocato un mutamento radicale di scenario è stato piuttosto il crollo del comunismo, che ha liberato il mondo dall’illusione di un’economia altra rispetto al libero mercato.
Da allora si è compreso che non c’è altra economia diversa da quella dello scambio volontario.
Ma lo Stato non ha nessuna intenzione di mollare la presa sulle nostre società, a costo di ridurre gli spazi di libertà e le capacità di sviluppo delle energie individuali. Come un parassita, lo Stato sa che può vivere solo succhiando il sangue del mercato. E la sua grande vittoria è proprio quella di farsi percepire come la soluzione a problemi di cui è esso stesso il più delle volte la causa.

“Il migliore dei governi è quello che governa meno o “il migliore dei governi è quello che non governa affatto”?

Meno governo si vede, meglio è.

Il problema delle nostre società è che il governo ha saputo tessere una tela talmente intricata che troppe persone vivono grazie alla mano pubblica.
Moltissimi individui traggono il loro reddito dall’esistenza dello Stato e quindi dal loro punto di vista è pienamente razionale chiedere più governo e più Stato.
Sappiamo tutti che il governo costa e che più governo significa più costi, ma ci illudiamo sempre di scaricare i costi sugli altri.
Questo però innesca un meccanismo perverso che fa esplodere la spesa pubblica e alimenta alti livelli di tassazione e di inflazione.
Tasse e inflazione sono i due modi più comodi che il potere politico ha per procurarsi risorse prodotte dalla società. Le nostre società li sperimentano continuamente ma non tutti se ne accorgono o ne comprendono il potenziale distruttivo. Più che altro, tutti cercano di stare dal lato positivo di questo gioco a somma zero, ovvero sperano di far parte della schiera di coloro che riescono ad appropriarsi di risorse estorte a coloro che le hanno prodotte.
Per questo l’unica soluzione compatibile con la libertà è la riduzione ai minimi termini del governo, fino a sognarne la scomparsa.


A tuo parere la politica del laissez-fair in Italia si è ridotta ad un giochino intellettuale per addetti ai lavori (sempre meno) o vedi speranze all’orizzonte? Tra le etichette fascisti-comunisti prima e destra-sinistra ora gli italiani capiranno mai il liberalismo?

Per il laissez faire in Italia nessuna speranza.

Siamo stritolati tra i socialisti di destra e i socialisti di sinistra…

Come convincere la gente che esistono soluzioni di mercato non solo per i principali problemi di spesa (scuola, sanità, previdenza) ma anche per – ad esempio –difesa e giustizia?

Guardiamo cosa è successo alle tariffe aeree.
La deregulation del settore ha prodotto Ryanair e le altre compagnie low cost. Ora tutti sanno che si può volare puntuali e con un buon servizio a prezzi nettamente inferiori a quelli delle sovvenzionatissime e protettissime compagnie di bandiera.
C’è solo da sperare che siano i fatti a convincere la gente. Non esiste scuola migliore.

Cosa ne pensi del nuovo piano di riforma della finanza varato da Obama dove tante regole si alternano a maggiori poteri dati alla FED?

E’ come dare le chiavi della cantina a un ubriaco. La FED è l’istituzione che porta le maggiori responsabilità della crisi.
La sua politica di denaro facile e bassi tassi d’interesse è la causa principale della difficile situazione finanziaria ed economica che stiamo tutti vivendo.
Darle ora maggiori poteri di controllo è un errore epocale.
Ma rientra tutto nella logica ben nota che ogni situazione di crisi è una buona occasione per aumentare i poteri del governo.

Come ogni nostra intervista concludiamo con un messaggio di speranza per la nostra generazione che, cresce, vive e deve pensare al proprio futuro in questi anni illiberali.

Speranza per modo di dire! Poiché la libertà non è mai il gentile omaggio della classe politica, l’unica chance della libertà è un collasso sistemico che permetta di ricominciare da zero o quasi. Del resto, quando esisteva l’Urss, nessuno, tranne i seguaci di Ludwig von Mises, immaginava che sarebbe crollata da un giorno all’altro.
Ecco, la speranza per la libertà delle generazioni future è un crollo a Occidente paragonabile a quello avvenuto a Oriente.

Tratto da UltimaThule.it ( http://www.ultimathule.it/)

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"Il mio identikit politico è quello di un libertario, tollerante. Se poi anarchico l'hanno fatto diventare un termine orrendo... In realta' vuol dire solo che uno pensa di essere abbastanza civile da riuscire a governarsi per conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia, le stesse capacità" ( Fabrizio De André )