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lunedì 30 giugno 2008
sabato 28 giugno 2008
Bene, Di Pietro.......Bravo Grillo
L'IdV raccogliera' firme per promuovere 'un grappolo di referendum' che abroghi le 'norme piu' inique del governo Berlusconi'. E' l'iniziativa di Antonio Di Pietro all'esecutivo nazionale del partito, convocato per definire una strategia di contrasto all'esecutivo di centrodestra. L'ex Pm ha indicato i temi principali: finanziamento pubblico ai giornali dei partiti, finanziamento dei partiti, intercettazioni, sospensione dei processi e norma salva-Rete 4.
Bene, bravo Di Pietro, speriamo che l'iniziativa si doffondi.
Intanto Beppe Grillo ha appena lanciato il V3-Day, il tema sarà: "La Giustizia". Porterà sotto le penne dei cittadini italiani un referendum per abolire l'imminente porcata berlusconiana sulle intercettazioni. Tutta l'Italia onesta sarà chiamata a partecipare.
La Repubblica Partenopea del 1799
Delizio questo blog con un avvenimento storico poco conosciuto ma molto importante ed interessante.
''La bandiera della Repubblica Partenopea''
La Repubblica Partenopea del 1799 fu un governo repubblicano di orientamento patriottico-giacobino stabilitosi a Napoli nel 1799. Conquistata Napoli dalle truppe francesi dello Championnet (23 gennaio 1799), i patrioti che, impadronitisi di Castel Sant'Elmo, il 22 avevano proclamato la Repubblica Partenopea (mentre Ferdinando IV si rifugiava a Palermo) chiesero al generale francese di riconoscerla e di nominare un governo provvisorio. Ottenuta l'approvazione dello Championnet (23-24 gennaio), fu così creato un governo provvisorio di venti membri, poi allargato a venticinque (11 febbraio), tra cui erano C. Lauberg (che ne fu il primo presidente), I. Ciaia (divenuto presidente alla fine di febbraio), M. Delfico, M. Pagano. Il governo si articolò in sei “comitati” (centrale, militare, di legislazione, di polizia generale, di finanza, di amministrazione interna), che formavano l'Assemblea legislativa ed esercitavano il potere esecutivo in attesa dell'organizzazione definitiva del governo.
Gli inizi della Repubblica furono difficili, perché essa era sottoposta in pratica alla dittatura del comandante delle truppe francesi, anche se lo Championnet mantenne un atteggiamento benevolo nei confronti del governo provvisorio (fece allontanare il commissario del direttorio Faipoult, troppo severo). Il primo governo provvisorio poté varare una sola legge importante, quella che aboliva i fedecommessi e le primogeniture (29 gennaio 1799), mentre non poté andare per il momento in porto la legge per l'abolizione della feudalità. Il 14 aprile un nuovo commissario francese, A. J. Abrial (arrivato il 28 marzo in sostituzione del Faipoult), operò una riforma del governo della Repubblica: fu così istituita una commissione esecutiva di cinque membri, affiancata da una commissione legislativa di venticinque membri. Il secondo governo della Repubblica Partenopea approvò il 25 aprile la legge di eversione della feudalità, sulla base di criteri relativamente radicali, che non poté però avere neppure un principio di attuazione in conseguenza della piega presa dagli avvenimenti. Non si arrivò invece ad approvare il progetto di costituzione preparato dalla precedente commissione legislativa (e dovuto soprattutto a M. Pagano).
Mentre a Napoli si sviluppava questa vivace attività di governo, nelle province — dove pure la Repubblica era stata accolta favorevolmente da una parte del ceto medio — la situazione andava precipitando. Il cardinale Fabrizio Ruffo, sbarcato con l'assenso regio il 7 febbraio in Calabria con pochi compagni, facendo leva sull'odio delle masse contadine nei confronti dei proprietari, identificati sommariamente nei giacobini, era infatti riuscito a impadronirsi rapidamente della regione avanzando poi in Basilicata e nelle Puglie. Successivamente, nell'aprile, le notizie delle sconfitte subite dalle truppe francesi in Lombardia nella guerra contro gli Austriaci costringevano i Francesi a sgomberare le Puglie e poco dopo tutto il regno. I repubblicani dovettero quindi difendersi da soli contro le preponderanti forze del cardinale Ruffo avanzanti su Napoli, che fu investita il 13 giugno. Dopo una disperata resistenza al ponte della Maddalena e poi nei castelli della città, i patrioti scampati alle stragi operate dalle bande sanfediste e dai “lazzaroni” insorti ottennero una onorevole capitolazione (19-23 giugno), offerta dal Ruffo ma non accettata da H. Nelson (che aveva appoggiato con forze navali inglesi i Borboni) e dichiarata poi decaduta l'8 luglio dal re, appena giunto a Napoli. Ebbe così inizio l'esecuzione dei patrioti napoletani, giudicati dalle giunte di Stato nominate da Ferdinando IV; più di cento repubblicani furono impiccati o decapitati, e tra questi i più bei nomi dell'intellettualità napoletana (M. Pagano, E. Fonseca Pimentel, I. Ciaia, D. Cirillo, V. Russo) e l'ammiraglio F. Caracciolo contro cui Nelson nutriva particolare astio.
venerdì 27 giugno 2008
Patria vai a casa...
"Il Consiglio Regionale della Toscana si impegni al più presto per far si' che prima di ogni seduta consiliare ordinaria e straordinaria venga diffuso l'inno nazionale''.
Questa la demagogica richiesta, contenuta in una mozione, presentata dai consiglieri regionali del Partito Democratico Erasmo D'Angelis e Gianluca Parrini.
Segue la solita vuota enunciazione di altrettanto vuoti principi, dalla “convinta e immutabile appartenenza alla comunità nazionale ed europea”, ai soliti richiami alla solidarietà (ovviamente coi soldi altrui), all'accoglienza (ovviamente in casa d'altri). L'intento dell'iniziativa sarebbe quello, udite udite, di “rafforzare l'identità comunitaria regionale”.
L'Italia-nazione non ha più alcun significato. Il tricolore e l'inno riportano alla mente soltanto ingiustizie, massacri e ruberie di ogni genere, che proprio dell'identità han fatto razzia. In nome della nazione, del bene comune, della patria, sono stati compiuti i più orrendi misfatti e sono state combattute le più assurde guerre...guerre combattute soltanto in nome della volontà di potenza dei governanti, di qualunque colore essi siano.
Insomma, quella del PD è una concezione di nazione ancora indipendente dalla volontà o dal consenso dei cittadini. E invece dico bisonga pensare l'esatto opposto che recuperasse una concezione del tutto opposta della "nazione". Una concezione non oggettiva ma soggettiva: dalle nazioni di "sangue e suolo", insomma, si passi alle "nazioni per consenso": ognuno non è ciò che altri hanno scritto, ma è ciò che ritiene di essere.
Non è certo affidandosi a simboli grondanti sangue innocente che è possibile recuperare e rivitalizzare la nostra identità: D'Angelis e Parrini, non in nostro nome!
Info dal Clan libertario ''Filippo Mazzei''.
giovedì 26 giugno 2008
Federalismo Dimenticato
Cari visitatori navigando su internet ho trovato un interessante articolo sul federalismo e il grande padre del federalismo Pierre-Joseph Proudhon
Invito a leggere: il sito è quello del Movimento politico Federalista Liguria Futura
Cito i passi che trattano di Proudhon e di un libro interessante sicuramente da leggere:
Un federalista "dimenticato"
E' stato tradotto dal Signor Paolo Bonacchi dal francese questo libro per far conoscere il Federalismo nella purezza dei suoi principi secondo il pensiero del piu' grande dei federalisti moderni: Pierre-Joseph Proudhon (1809-1865).
La lettura di questo libro fara' rendere conto a chi si cimentera' nell'impresa di leggerlo e capirlo quali siano le ragioni ed i principi del federalismo di cui molti oggi parlano senza conoscerlo. La gente in genere crede che per ottenere uno Stato federale sia sufficiente portare le istituzioni un po' piu' vicine ai Cittadini. Ma non e' cosi'.
La prima condizione del federalismo e' che lo Stato sia un effetto della loro volonta'.
Le istituzioni piu' vicine ai Cittadini sono una conseguenza del federalismo, non certamente la sua causa.
Sebbene siano sconosciute al grande pubblico, le opere di Proudhon sono state studiate da sociologi, filosofi ed economisti ed il suo pensiero e' stato condiviso sia da conservatori sia da progressisti, da sindacalisti riformisti o rivoluzionari, da circoli di estrema destra e da circoli di estrema sinistra, da liberali e da comunisti ed anche da reazionari.
Astensionissima...
Continuerò a ripeterlo libertariamente, questo governo composto da uno dei personaggi, a mio avviso, più squallido del secondo novecento si è dimostrato illeberale, liberticida e antiliberista il tutto in salsa mega-proibizionista (basta pensare alle dichirazioni di Giovanardi secondo cui il problema droghe non è grave come sembra, a pochi mesi dalla sua entrata, dopo aver lanciato per anni allarmismo e costante preoccupazione per mai dimostrati danni di politiche legalitarie e antiproibizioniste mai applicate!) Abbiamo conosciuto anche il neo-fondamentalismo che si dichiara in modo spregevole ''liberale'' con la lista di Ferrara.
Ma di un fattore importante non si è discusso e sono lieto di parlarne da astensionista e cioè del fenomeno astensionista avutosi alle ultime elezioni:
Tra Elettori astenuti e schede nulle: 10.674.021 cioè il 22,65 % degli elettori.
Allora chi è che ha vinto?