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martedì 17 novembre 2009

Luca Casarini si scopre libertario!


CORRIERE DEL VENETO
- VENEZIA —
Ha deciso di fare il grande passo: iscrizione alla Cgia, la Confederazione generale italiana dell’artigianato. «Già, ho aperto un’im­presa individuale di consulenza sul marketing e design pubblicitario e la scorsa settimana l’ho re­gistrata. Non sono contrario alle partite Iva. An­zi, sto con loro e prometto di dare battaglia insie­me a loro perché siamo la classe più debole di quest’epoca». Ad annunciarlo non è un artigiano, anzi, un piccolo imprenditore qualsiasi. E’ Luca Casarini, il leader dei no-global che fino a qualche tempo fa infiammava le piazze contro il potere. Ora ha famiglia, un figlio di tre anni, e questa nuova at­tività in proprio. E sta già lottando per la soprav­vivenza, contro il Fisco «iniquo e vessatore», contro lo Stato «che impone e non garantisce», contro gli studi di settore, «la mannaia dei politi­ci di sinistra». Insomma, parla da piccolo e arrabbiato im­prenditore del Nord Est. «Parlo da chi è costretto a sostenere i costi im­pressionanti di un’impresa che si affaccia sul mercato. Siamo costretti a pagare senza avere un ritorno. Mi spiego: già siamo soli, non abbia­mo alcun servizio da parte dello Stato perché non è che ti paga chessò, il commercialista, e siamo pure in balia delle fluttuazioni di merca­to. Cioè, il lavoro devi cercartelo, non sei sicuro di averlo, te lo devi guadagnare, conquistare. E sei soggetto a una tassazione da lavoro stabile e sicuro. Tutto questo trasforma i piccoli impren­ditori in schiavi del Fisco. Per esempio, perché devo pagare l’imposta sull’attività produttiva? Devo pagare perché lavoro, perché produco? Questa è una fabbrica sociale dove la partita Iva è la forma minima di lavoro. E invece di ricevere aiuti, paga».
Disobbedienza fiscale? «Io sono contro il Fisco iniquo. Dove finisco­no i miei soldi delle tasse? Se mi proponesse l’asilo nido gratuito per mio figlio, o un soste­gno all’università o agli ospedali, pagherei volen­tieri. Ma siccome finiscono per il 90% in spese di guerra, in superstipendi di manager pubblici, in emolumenti di politici, non ci sto. Ho capito che la cocaina costa ma non posso comprargliela io. Non voglio mantenere un baraccone».
Casarini sta con gli evasori? «Li capisco bene anche se io preferisco parla­re di obiezione fiscale. La materia dev’essere ridi­scussa dalla a alla z affinché i soldi non finisca­no più a Roma per poi sparire nel nulla. E’ ipocri­ta la sinistra che guarda alle partite Iva come eva­sori. A dirlo sono soprattutto quei politici che non hanno mai fatto altro in vita loro. Si aprano una partita Iva e poi ne riparliamo. Ci provi an­che Bersani».
Simpatizza per Bossi e Berlusconi? «Ma no. Quelli fingono di proteggerci, in real­tà stanno a Roma. Il loro è un finto federalismo. Sono al potere, figuriamoci, sono lo Stato. Io so­no per un federalismo vero, per una contrattazio­ne più vicina con il potere».
Quanto dichiara Luca Casarini? «Vedremo, questa è la mia prima volta. Se va avanti così penso di non superare i 15 mila euro».

Dovrà fare i conti con gli studi di settore... «Altra mannaia, altro imbroglio. Serve allo Sta­to per mantenere i super­stipendi e il resto. L’ho vi­sta io la villetta di Visco a Pantelleria...».

Come si colloca il marxismo in questa sua scelta? «Mi considero un neomarxista critico. Franca­mente non ho mai avuto una grande passione per lo Stato che da noi è garantito da Fini e dalla sinistra nella forma del patriottismo costituzio­nale. Questo Stato che impone e non garantisce, ha 700 parlamentari pagati con soldi pubblici, e versa enormi quantità di denaro alle grandi aziende. No, preferisco l’autonomia».

Diranno: quando Casarini non lavorava urla­va contro gli imprenditori, adesso che fa l’im­prenditore li difende, comodo «Io sono sempre stato dalla parte dei più de­boli. Ora sono contro la grande industria e a fa­vore delle partite Iva che rappresentano il nuovo tessuto produttivo di base. Il mondo è cambia­to, Marx non basta più. E poi lo diceva lui stes­so: diffidare dei marxisti».
Andrea Pasqualetto
17 novembre 2009

http://www.movimentolibertario.it/home.php?fn_mode=fullnews&fn_id=426&fn_cid=4

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"Il mio identikit politico è quello di un libertario, tollerante. Se poi anarchico l'hanno fatto diventare un termine orrendo... In realta' vuol dire solo che uno pensa di essere abbastanza civile da riuscire a governarsi per conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia, le stesse capacità" ( Fabrizio De André )