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lunedì 8 giugno 2009

Astenersi dai fagioli


Nell’antica Atene, i seguaci della filosofia individualista dello stoicismo avevano fatto proprio un motto: “Astenersi dai fagioli”. La frase aveva un riferimento preciso. Significava “non votare”, perché lo scrutinio, all’epoca, avveniva depositando fagioli di vari colori in un recipiente.
Votare equivale ad esprimere una preferenza. Non vi è nulla di implicitamente sbagliato nell’esprimere una preferenza. Tutti noi nel corso della nostra vita quotidiana votiamo a favore o contro decine di prodotti e servizi. Quando votiamo a favore (acquistiamo) un qualsiasi bene o servizio, ne consegue che, con un semplice rifiuto, avremo votato contro quei beni e quei servizi che abbiamo scelto di non acquistare. Il grande vantaggio di scegliere sul mercato, sta nel fatto che nessuno è vincolato dalle scelte delle altre persone. Io posso scegliere la marca X, ma questo non impedisce a voi di scegliere la marca Y.
La scelta all’interno del contesto politico, tuttavia, è cosa ben diversa. Quando esprimiamo una preferenza politica, infatti, lo facciamo proprio perché abbiamo intenzione di assoggettare gli altri alla nostra volontà. Il voto politico è il metodo legale che abbiamo adottato e lodato al fine di ottenere monopolio di potere, ed esso non è altro che il presupposto necessario a legittimarlo. Esiste la presunzione che qualsiasi decisione voluta dalla maggioranza di coloro che esprimono una preferenza deve essere desiderabile, e tale inferenza si spinge fino a presumere che chiunque non accetti il punto di vista della maggioranza è ingiusto o immorale.
Eppure la storia in molte occasioni dimostra la follia delle masse e l’irrazionalità delle maggioranze. L’unica cosa positiva rintracciabile nella regola della maggioranza, risiede nel fatto che se si ottiene il monopolio delle decisioni da questo processo, si coarterà un numero minor di persone rispetto a quante ne coarteremmo se permettessimo alla minoranza di imporre alla maggioranza la propria volontà. Ma implicita a tutte le votazioni politiche è la necessità di costringere alcuni individui in modo che siano posti sotto il controllo di altri. L’indirizzo ideologico preso da chi esercita il controllo è di scarsa rilevanza pratica, mentre il controllo come monopolio nelle mani dello stato è fondamentale.
In tempi come questi, spetta agli uomini liberi rivedere le vecchie convinzioni a cui si sentono affezionati. C’è solo una posizione veramente morale che una persona onesta può prendere. Egli deve astenersi da costringere i suoi simili. Ciò significa che egli deve rifiutare di partecipare al processo mediante il quale alcuni uomini ottengono il potere sugli altri.
Se date un valore al vostro diritto alla vita, alla libertà ed alla proprietà, allora ovviamente avete validie ragioni per astenervi dall’usare uno strumento concepito per togliere la vita, la libertà e la proprietà ad ogni altra persona. Ed il voto non è che il mezzo per ottenere il potere giuridico necessario a costringere gli altri.

(Un classico dell’astensionismo libertario di Robert LeFevre tratto dal blog: http://rantasipi.wordpress.com/ )

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"Il mio identikit politico è quello di un libertario, tollerante. Se poi anarchico l'hanno fatto diventare un termine orrendo... In realta' vuol dire solo che uno pensa di essere abbastanza civile da riuscire a governarsi per conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia, le stesse capacità" ( Fabrizio De André )