SITO ANARCOLIBERALE A CURA DI DOMENICO LETIZIA. Laboratorio per un Neo-Anarchismo Analitico che sia Liberoscambista, Volontarista, Possibilista e Panarchico con lo sguardo verso i valori del Liberalismo Classico, del Neo-mutualismo e dell'Agorismo. Un laboratorio che sperimenti forme di gestione solidali, di mercato dencentralizzato e di autogestione attraverso l'arma della non-violenza e lo sciopero fiscale, insomma: Disobbedienza Civile

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sabato 26 settembre 2009

Il circolo di Karl Hess, salotto fantascientifico-libertario di Los Angeles

Gli appassionati di letteratura hanno spesso nostalgia dei vecchi salotti letterari e sono inchiodati a una visione da gruppo di Bloomsbury o, persino, da entourage di Ayn Rand, quello che ironicamente era detto “il collettivo”. Sì, ci sono café dell’università per i poseurs coi baschi neri e la barbetta puntuta e ci sono i divani per libro e TV. Ma dove si può andare per discutere faccia a faccia con scrittori e intellettuali di peso?
A Los Angeles, andiamo al Karl Hess Club, un salotto libertario così chiamato in onore del primo estensore dei discorsi di Barry Goldwater (“l’estremismo nella difesa della libertà non è vizio, la moderazione nel perseguire la giustizia non è virtù.”) che successivamente ha sostenuto le Black Panthers e fu libertarian. E’ aperto a tutti con 20 dollari.

Il KHC è stato fondato dal freefen Samuel E. Konkin III per promuovere la fantascienza libertaria e benché gli ospiti riflettano una vasta gamma di punti di vista, i normali membri raccolgono l’eredità del freefen (freefen è l’appassionato libertario di fantascienza). Visitate il KHC ed entrate con ogni probabilità in contatto con J. Neil Schulman (soggettista dell’ultima serie di Twilight zone per la CBS), con Brad Linaweaver (autore della classica satira antinazista Moon of ice), con Victor Koman (The Jehovah contract, sotto opzione a Hollywood), con John DeChancie (Other states of being) e con … me stesso. Il KHC mi ha fornito una strada per promuovere i miei romanzi: Vampire nation e Manhattan sharks.

Molti di questi di questi autori hanno vinto i premi Prometheus, emanazione della sottocultura freefen. Per combattere lo statalismo e il governo mondiale della fantascienza ufficiale (per esempio la federazione dei pianeti uniti di Star Trek) la Libertarian Futurist Society ha lanciato i premi Prometheus in omaggio a quei libri dove i Captain Kirks sono dei furfanti. Libri nei quali gli unici bravi capitani di navi spaziali sono coloro che fanno il contrabbando in barba ai governi interplanetari.

Le riunioni mensili del KHC sono cellule creative che raccolgono gli scrittori libertari, gli attori, gli artisti in genere che vogliono collaborare ai suoi progetti. Schulman ne ha aperto ai membri la sua casa editrice, Purpless.com, che si è specializzata in fantascienza libertaria. Fra i titoli di Pulpless c’è Stopping power: why 70million americans own guns di Schulman (Charlston Heston ha detto: “il libro del sig. Schulman è la più cogente spiegazione che abbia letto sul possesso delle armi”) e The frame of the Century (nel quale Schulman parla a favore di OJ Simpson). Fra gli altri titoli ci sono lavori esclusivi di Piers Anthony e la versione di Thomas Jefferson del Book of the Holy Grail di J.R. Ploughman (di cui Jefferson e Washington dicevano: “possa un giorno essere la bibbia dei popoli americani”).

La cifra di ammissione al KHC include pranzo e dessert, più la possibilità di discutere le tematiche libertarie con gli ospiti. Essi son cristiani, neo-pagani, attivisti della canapa, editori di riviste marxiste, stelle del porno, commediografi ecc., ma c’è pure stato un avvocato che affermava di conoscere il metodo legale per evitare di pagare le tasse. Le discussioni sono vivaci. A volte troppo vivaci. Occasionalmente, alcuni vanno via mentre ad altri si chiede di alzarsi. Le emozioni si fanno surriscaldate in modo particolare soprattutto in tempo di elezioni. Non tutti i libertarians appoggiano il Libertarian Party, così il KHC nel 2000 aveva patrocinato il dibattito: come dovrebbero votare i libertarians?

L’attivista del LP Bob Weber parteggiò per Harry Browne. Linaweaver, viceversa, sostenne che il più forte messaggio libertario poteva venire dal voto a Buchanan, dal momento che Buchanan era il candidato più temuto dall’establishment. Un rappresentante del Republican Liberty Caucus pensò che se la gara era fra Bush e Gore si dovesse scegliere Bush. Konkin dimostrò la coerenza intellettuale del non voto (oltre a fondare il KHC, Konkin, che si autoproclama anarchico e ha fondato il Movement Of The Libertarian Left, sostiene che col voto si incoraggia lo sterco statalista). Il KHC si spinse anche a cercare di individuare, senza riuscirci, un rappresentante verde per proporre qualche argomento libertario a Ralph Nader. Nessun pensiero venne invece indirizzato a Gore.

Né qualcuno, se è per questo, ha parlato in favore di L. Neil Smith, il candidato per il LP dell’Arizona (Browne era invece candidato del LP in altri 49 stati … è una storia lunga). Tuttavia, Pulpless.com ha pubblicato The Wardove dello stesso Smith, un noir fantascientifico nel quale l’apparato militare dell’anno di grazia 3000 (con le tasse proibite) rastrellano i fondi raccolti, attraverso concerti in stile Live Aid, dalla star conosciuta come Wardove. Gli statalisti vogliono assassinarla, il detective del noir deve proteggerla.

Col KHC si entra in contatto il terzo lunedì del mese al Marina del Rey sul Lincoln Boulevard, appena fuori dell’autostrada 90. Le riunioni cominciano alle 7 pomeridiane, ma va considerato lo standard libertario del tempo (cioè alle 8 devono ancora cominciare). Coi vostri 20 dollari non comprate soltanto l’ammissione a un cenacolo intellettuale spesso provocatorio, ma potete mangiar di tutto. Così anche se siete annoiati, potete fare i maiali.

Thomas Sipos
tratto da: http://www.claustrofobia.org/?page_id=8

lunedì 14 settembre 2009

Referendum per l’indipendenza catalana


Non ha alcun valore legale, ma il referendum organizzato da una piccola località catalana è comunque una nuova sfida al governo di Madrid. Scortati dalla polizia per la presenza di una cinquantina di militanti dell’estrema destra della Falange spagnola, gli abitanti di Arenys de Munt hanno votato a maggioranza quasi assoluta a favore dell’indipendenza della Catalogna.
Un voto quantomai simbolico, organizzato nonstante il divieto pronunciato da un giudice spagnolo. In molti cittadini dicono di sentirsi catalani e niente affatto spagnoli. Il quesito sottoposto agli elettori faceva riferimento alla Catalogna, 7 milioni di abitanti, come stato sovrano, sociale e democratico integrato nell’Unione europea.
La Catalogna gode già di una certa autonomia dal 2006. Quasi il 20 percento degli abitanti sarebbero oggi a favore dell’autodeterminazione. Nel 2005 erano poco più del 13,5 percento.

http://it.euronews.net/2009/09/14/referendum-per-l-indipendenza-catalana-ma-senza-valore/

venerdì 11 settembre 2009

giovedì 10 settembre 2009

Rapina la banca per prelevare soldi dal proprio conto

Notizia VERA accadauta il 2 maggio 2008
in Argentina
[www.Dreambox.it]


Un uomo ha rapinato la propria banca per farsi dare i propri soldi. E’ successo in Argentina, nella città di Tandil. L’uomo si è presentato allo sportello del Banco Balsud chiedendo di prelevare una certa somma dal conto corrente. L’impiegato gli ha però risposto che, a causa delle misure adottate nel paese per la crisi economica, avrebbe potuto prenderne solo una parte. L’uomo ha insistito, dicendo che quel denaro sarebbe servito per comprare delle medicine, ma tutto è stato inutile, e così se n’è andato. E’ tornato poco dopo chiedendo ancora i propri soldi, ma questa volta con in mano una granata. A questo punto l’impiegato ha telefonato all’ufficio di Buenos Aires chiedendo un permesso speciale. I superiori hanno riconosciuto che in effetti si trattava di un caso speciale e gli hanno dato il via libera. Dopo che l’uomo si è allontanato con i soldi, la banca ha chiamato la polizia, che avrebbe arrestato il sospetto, il quale ora è agli arresti domiciliari e rischia di essere accusato di possesso illegale di armi ed estorsione... dei suoi soldi!!

martedì 8 settembre 2009

Norberto Bobbio, un filosofo per la partitocrazia

di Fabio Massimo Nicosia



Sapete perché negli Stati Uniti hanno Posner, Dworkin, Axelrod, Rawls, Nozick, Rothbard, e noi abbiamo Bobbio? Perché gli americani hanno scelto prima. Hanno scelto, cioè, la libertà della ricerca, e non il conformismo accademico. Quando scrive di filosofia del diritto (jurisprudence) o della politica, un autore americano sa che sarà tanto più apprezzato, quanto più si interrogherà sui fondamenti ultimi della disciplina e contribuirà alla sua evoluzione; da noi invece chi propone punti di vista inediti è percepito come uno stravagante velleitario, che ignora la prima regola della nostra "ricerca": mai esprimere, se non dubitativamente e scusandosi con il lettore, un proprio pensiero, e preferibilmente illustrare il pensiero altrui. Sicchè oggi, non essendoci veruno che esprima un pur tenue pensiero proprio, non è più possibile nemmeno scrivere sul pensiero altrui!


Pensate a Bruno Leoni: l'unico nostro filosofo del diritto davvero grande e originale, nonché l'unico coerentemente liberale in questo secolo, è tuttora del tutto assente dai manuali nostrani (naturalmente negli Stati Uniti è considerato pensatore fondamentale: chiedete a James Buchanan). Ma Leoni non era bobbiano; sicchè il nostro vate si è permesso di ignorarlo, come nella sua recente autobiografia, ove si limita a una sola, ingiuriosa segnalazione come "giurista". Piccole meschinità; e dire che, in un momento di sincerità, Bobbio ammise di non essere "mai venuto a capo" delle idee di Leoni!


Sia chiaro che non mi interessa nulla della vicenda del Bobbio "fascista", che scrive a Mussolini per ottenere la cattedra. Non l'aspetto etico è preoccupante, ma quello scientifico e ideale: il fatto che Bobbio sia considerato un grande filosofo, nonché un grande liberale. Il fatto è che Bobbio non è né grande, né liberale. Chiunque di media cultura abbia letto "Destra e sinistra" (Donzelli, 1994), non può non aver provato imbarazzo di fronte a un simile Harmony della scienza politica, zeppo di massime immortali come le seguenti: "Nietzsche, ispiratore del nazismo" (pag. 23); "Gli estremi si toccano" (pag. 27); "Nel linguaggio politico i buoni e, rispettivamente, i cattivi possono trovarsi tanto a destra quanto a sinistra" (pag. 48). Per non parlare delle prese di posizioni più pensose, come quella secondo la quale gli "estremisti" essendo "autoritari" e i "moderati" "libertari", i libertari-egualitari si collocherebbero nel centro sinistra (pag. 81). Chissà come reagirebbero Bakunin e Stirner, se sapessero di essere rispettivamente di centro-sinistra e di centro-destra! Naturalmente, nello schema del "liberale" Bobbio l'elemento rappresentato dallo Stato, questo piccolo dettaglio della modernità, non trova alcuna collocazione critica, ma è visto come un dato naturale a priori, come i vulcani e i terremoti (170 milioni di morti provocati dagli Stati nel XX secolo, e la tassazione al 60%, saranno di destra o di sinistra?)


Il bijou di Destra e Sinistra si trova peraltro, come spesso capita ai capolavori, in una nota: la 5 di pagina 78, nella quale il Maestro sostiene che l'art. 3 della Costituzione, secondo il quale "Tutti i cittadini hanno parità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali", non determinerebbe l'incostituzionalità di una "fantastica" normativa che discriminasse gli "estroversi"; e ciò perché l'art. 3 non indica esplicitamente l'estroversione tra i motivi di non discriminazione. Che l'"estroversione" possa farsi rientrare nella nozione di "condizioni personali e sociali" non sfiora il nostro grande filosofo del diritto (Bobbio non è mica un "giurista" qualsiasi).


Il Bobbio più noto è quello degli ultimi anni, ulivista e veltroniano, sempre intento a meditare sulle sorti della Democrazia, della Repubblica e della Stampa. Ma il Bobbio davvero importante, che "rimarrà", è quello delle dispense universitarie e dei saggi gius-filosofici. Bobbio non ha mai scritto un libro che sia uno (i suoi sono tutte raccolte di saggi o di lezioni), e questo non è detto sia un difetto; mi fa specie piuttosto -devo ripetermi- che Bobbio sia considerato un filosofo del diritto liberale. Del liberalismo di Bobbio si doveva già dubitare ai tempi di Politica e cultura: per anni i nostri maggiori ci hanno additato come esempio di rigore anticomunista gli scritti raccolti negli anni '50 in quell'antologia. Senonchè quel poco di cultura liberale che si aggira nel nostro Paese ha ben poco di che inorgoglirsi di fronte a genuflessioni al cospetto togliattiano, del tipo "sulle divergenze tra il compagno Viscinskij e noi", quali le seguenti: "Le dichiarazioni di Stalin sul movimento dei Partigiani della Pace... confermano alcuni dubbi che sono stati più volte formulati sulla natura e sull'efficacia di questo movimento. Data l'autorità della voce da cui questi dubbi traggono conferma,..." (pag. 72); "...nonostante le tesi ufficiali sembra che siano stati fatti dal regime sovietico grandi passi verso lo stato di diritto via via che esso si è venuto consolidando" (pag. 155). E così via. Ciò che più in generale colpisce è la timidezza, l'atteggiamento subalterno, con il quale Bobbio va compitando le sue banalità "liberali" (della serie "la libertà è un valore universale") rivolte ai suoi ben più agguerriti e motivati interlocutori comunisti.


Ma torniamo al filosofo del diritto. Bobbio è anzitutto considerato, con riferimento soprattutto alla sua prima fase, un "filosofo analitico", sostenitore di un approccio linguistico al diritto. In realtà, chi pretendesse di rinvenire nel Nostro le sottigliezze argomentative dei veri filosofi analitici (da Austin a Searle), sbaglierebbe indirizzo. In Bobbio, l'"analisi" si riduce a una generica invocazione al "rigore" nell'approccio linguistico-normativo; ma non riesce a evitare cadute grossolane, come quando nega il carattere empirico della norma giuridica, in quanto regola sul comportamento "futuro" e non rappresentazione di un evento accaduto (Scienza del diritto e analisi del linguaggio, in Riv. Trim. Dir. Proc. Civ., 1950, pag. 354): quasi che il riferimento al "futuro" fosse elemento incompatibile con il carattere empirico di una proposizione. La confusione tra "empiricità" e "attualità" di un enunciato è un vero e proprio strafalcione: non occorre infatti la volumetria cranica di Wittgenstein o di Carnap, per comprendere che "Domani pioverà" è enunciato empirico non meno di "Oggi piove", pari essendo la verificabilità di entrambi: basta un po' più di pazienza nel primo caso.


Il fatto è che, negando il fondamento empirico della norma giuridica, Bobbio vuole salvaguardare la sovranità del legislatore, svincolandolo da ogni limite di contenuto: da qui il suo malinteso "positivismo giuridico". Bobbio è infatti considerato, almeno per una certa sua fase, un kelseniano (poi ha seguito tutte le mode, dal funzionalismo al neo gius-naturalismo in nome dell'O.N.U.). Un formalista-realista come Kelsen, peraltro, non si sarebbe mai sognato di scrivere: "La nostra vita si svolge in un mondo di norme. Crediamo di esser liberi, ma in realtà siamo avvolti in una fittissima rete di regole di condotta, che dalla nascita sino alla morte dirigono in questa o quella direzione le nostre azioni" (Teoria della norma giuridica, Giappichelli, 1958, 3). Come si vede, abbiamo qui l'idea di un diritto un po' Mago Merlino e un po' new age; affascinante, ma il liberalismo che c'entra? La verità è che l'impostazione di Kelsen, pur con le sue rigidità, era assai più liberale di quella di Bobbio; per Kelsen non v'era sovranità possibile al di fuori del diritto, e su questo si scontrò con Schmitt; ora, da un punto di vista "realistico", Schmitt era dalla parte della ragione; ma in termini di cultura liberale il tentativo kelseniano di costruire lo Stato-tutto-diritto, benchè utopico e fallace, merita rispetto. Bobbio invece continua a dirsi "liberale" e "kelseniano", ma è in realtà schmittiano, o meglio, ciellennistico. Bobbio insomma si cura che l'idea del diritto e del costituzionalismo non si spinga sino a mettere in discussione la supremazia dei partiti e delle classi politiche dominanti, che hanno "fatto" e "custodiscono" la Costituzione repubblicana. Si veda come Bobbio massacra il delicato concetto logico-empirico kelseniano di "norma fondamentale" (Grundnorm): "La norma fondamentale... stabilisce che bisogna ubbidire al potere originario (che è lo stesso potere costituente). Ma che cosa è il potere originario ? E' l'insieme delle forze politiche che in un determinato momento storico hanno preso il sopravvento e hanno instaurato un nuovo ordinamento giuridico... Parlando di potere originario parliamo di forze politiche che hanno instaurato un determinato ordinamento giuridico" (Teoria dell'ordinamento giuridico, Giappichelli, 1960, 61). Insomma, in nome della gius-filosofia, è obbligatorio ubbidire alla partitocrazia. E sempre così sia.

giovedì 3 settembre 2009

Festa dei veneti 2009‏



(clicca sull'immagine per ingrandire)

martedì 1 settembre 2009

L'Isola delle Rose

"Il mio identikit politico è quello di un libertario, tollerante. Se poi anarchico l'hanno fatto diventare un termine orrendo... In realta' vuol dire solo che uno pensa di essere abbastanza civile da riuscire a governarsi per conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia, le stesse capacità" ( Fabrizio De André )