Secondo i dati contenuti nel dossier di quasi 500 pagine pubblicato dall'Ocse, a pesare negativamente sulle buste paga degli italiani è anche il cuneo fiscale, che calcola la differenza tra quanto pagato dal datore di lavoro e quanto effettivamente finisce in tasca al lavoratore. Il peso di tasse e contributi, sempre per un lavoratore dal salario medio, single e senza carichi di famiglia, è del 46,5%. In questa classifica l'Italia risulta infatti al sesto posto fra i trenta Paesi Ocse. Più leggero è il drenaggio di imposte e versamenti contributivi se si esamina il caso di un lavoratore, sempre con un salario medio, ma sposato e con due figli a carico. In questo caso il cuneo e al 36% e l'Italia scivola qualche posizione sotto, collocandosi all'undicesimo posto nell'Ocse (partendo sempre dai Paesi dove massimo è il peso fiscale sulle buste paga). La crisi economica, insomma, tocca tutti, ma gli italiani sembrano svantaggiati già in partenza, vista la differenza salariale rispetto ai lavoratori di altri Paesi. Tornando alla classifica sui salari, infatti, un italiano in un anno guadagna mediamente il 44% in meno di un inglese, il 32% in meno di un irlandese, il 28% in meno di un tedesco, il 18% in meno di un francese.
Ci risiamo, tasse = decrescita, da quanto lo diciamo?
Ora anche l'Ocse molto moderatamente ma comunque lancia l'allarme: In Italia paghiamo troppe e inutile tasse, basta con lo statalismo, ora che ne dite? Gli italiani incassano ogni anno uno stipendio che è tra i più bassi tra i Paesi Ocse. Con un salario netto di 21.374 dollari, l'Italia si colloca infatti al 23esimo posto della classifica dei 30 paesi dell'organizzazione di Parigi. È quanto risulta dal rapporto Ocse sulla tassazione dei salari, aggiornato al 2008 e appena pubblicato. La classifica riguarda il salario netto annuale di un lavoratore senza carichi di famiglia. È calcolato in dollari a parità di potere d'acquisto.
Soluzione?
No stato, No tasse!
martedì 19 maggio 2009
Tasse, tasse.. Da quanto lo diciamo che son un problema?
Etichette:
Domenico Letizia,
I libertarians,
Istituzioni,
Mercato
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento